21 febbraio 2003

[CognitiList]
Feromoni e dopamina

Se chiedete a uno specialista di biochimica ormonale del cervello quali sono principi del piacere, il primo che gli verrà in mente sarà la dopamina. È prodotta in grandi quantità dal nucleus accumbens - una parte del cervello molto antica, nella prospettiva dell'evoluzione, e condivisa da tutti i mammiferi - che la diffonde in un battibaleno per incitare l'organismo alle attività che ne garantiscono la sopravvivenza. Semplificando, la dopamina spinge alla ricerca di un riparo, del cibo, o del sesso; la ricerca viene poi premiata con una "ricompensa", la quale consiste in sensazioni gratificanti. Sempre semplificando, il nucleus accumbens la produce anche quando ci aspettiamo o pregustiamo un piacere, per cui ci viene l'acquolina in bocca all'idea di un buon pranzo, usciamo di casa per andare al cinema anche se fuori fa freddo ed è buio o lavoriamo come pazzi per ottenere un riconoscimento...
La dopamina è così legata alla sopravvivenza che interferire con la sua diffusione - con i ricettori dei neuroni ai quali arriva - può essere mortale. Le droghe che ne danneggiano i ricettori e quindi ne modificano gli effetti, come l'eroina, rendono trascurabile ogni altra ricompensa, ogni attività che non porti a un'altra dose. E farmaci per curare le tossicodipendenze non ce ne sono perché non si conosce abbastanza il circuito da sapere come ripararne i guasti.
Poi ci sono i feromoni, gli ormoni volatili studiati a fondo negli insetti.
Innescano cambiamenti fisiologici per predisporre maschi e femmine alla riproduzione. Si credeva che i primati, umani in particolare, ne avessero perso la percezione insieme all'organo vomero-nasale. Ma quest'ultimo è stato scoperto di recente negli umani (riscoperto, in realtà) e collegato a neuroni che portano dritto nel cervello antico, senza deviazioni nelle aree inibitorie della corteccia cerebrale dove hanno sede facoltà come il controllo volontario dei comportamenti.
Siccome i feromoni sono inodori (almeno per noi, d'altronde è difficile farsi dire da una zanzara se per lei è diverso), soltanto dopo esperimenti complicati si è capito che influenzano la nostra scelta del partner. In agricoltura si usano già per lottare contro gli insetti molesti, nei profumi non ancora - anche se si sospetta una marca francese - solo perché gli umani sono più schizzinosi degli insetti. Per noi, oltre alla combinazione dei feromoni giusti, ci vuole anche una compatibilità dei sistemi immunitari, per esempio, o quella ci respinge invece di attrarci. Però potrebbe esserci un super-feromone. Nel 2001 Annette Shadiak e i suoi colleghi dell'università Concordia, a Montreal, hanno spruzzato attorno a decine di ratti una molecola sintetica, il PT-141 molto simile a un feromone noto che si lega ai ricettori per la melanocortina. Il risultato è stato, come previsto, che le femmine sollecitavano i maschi sette volte più di quelle del gruppo di controllo, e i maschi rispondevano entusiasti con prestazioni pari alla domanda. Il risultato imprevisto è stato che l'effetto era visibile anche sotto il camice di alcuni ricercatori...
Gli scettici negano che uno stimolo dalle componenti così individuali come il desiderio sessuale possa essere eccitato da un'unica molecola. Altri sono sicuri che un'azienda o Annette Shadiak e i suoi stessi colleghi abbiano chiesto il brevetto e continuino sui primati, umani compresi, ricerche protette dal segreto industriale. Prevedono addirittura la messa in vendita tra poco del primo principio attivo nei mammiferi dei due sessi. Dubitiamo che si possa interferire impunemente con la melanocortina, regolatrice dell'appetito in senso non sessuale: se non è sufficiente, o sostituita nei ricettori da un'altra molecola, contribuisce alla bulimia e all'obesità. E più in generale con il cervello. Inoltre, una domanda rimane senza risposta: il PT-141 sarà attivo anche nelle zanzare? [SYLVIE COYAUD, Golem

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