8 febbraio 2004

Stringere un neonato al lato sinistro
L'85 per cento delle donne afferra un neonato con la mano sinistra

Uno studio di ricercatori dell'Università del Sussex, in Inghilterra, rivela che le donne tendono più spesso a stringere i bambini con la propria mano sinistra perché ciò attiva regioni del cervello associate ai legami emotivi. Studi precedenti avevano mostrato che fino all'85 per cento delle donne stringe istintivamente un neonato al proprio seno sinistro, a prescindere dall'età o dallo stato materno. Alcuni ritengono che le madri facciano così per tenere la testa dei bambini vicina al proprio cuore, calmandolo in modo naturale. Altri tentano di razionalizzare questa caratteristica in termini di mancinismo: le donne mancine sostengono infatti di preferire reggere il proprio figlio nella mano sinistra, più forte, mentre le madri destrorse spiegano che in questo modo tengono libera la mano dominante in caso di bisogno.
Secondo le ricercatrici Victoria Bourne e Brenda Todd, tuttavia, nessuna di queste argomentazioni chiarisce completamente il fenomeno. La vera spiegazione, sostengono, sarebbe legata alle differenze nel cervello. La parte destra del cervello controlla il lato sinistro del corpo e di solito contribuisce a elaborare le emozioni: reggere il bambino con la mano sinistra potrebbe pertanto aiutare a dirigere le informazioni cariche emotivamente, come le lacrime e le risate, al cervello destro specializzato nella loro gestione.

V. J. Bourne, B. K. Todd, When left means right: an explanation of the left cradling bias in terms of right hemisphere specializations. Developmental Science, 7, 19 - 24



[CognitiList]
Il cervello dei genitori è sintonizzato sul pianto dei bambini
Le emozioni vengono innescate più dai lamenti che dalle risate

Uno studio di brain imaging ha rivelato che i cervelli di mamme e papà sono sintonizzati sul suono del pianto dei loro bambini. Chi non ha figli, invece, vi resta indifferente e semmai reagisce di più alle risate.
I ricercatori dell'Università di Basilea, in Svizzera, hanno fatto ascoltare registrazioni di pianti e di risate di bambini a diversi volontari, alcuni con prole e altri senza. L'attività del loro cervello è stata misurata con tecniche di risonanza magnetica funzionale (fMRI).
Gli scienziati hanno scoperto che il cervello dei genitori si attivava molto di più in risposta ai pianti che alle risate. I lamenti attivavano in particolare una regione cerebrale, l'amigdala, che è coinvolta nell'elaborazione delle emozioni.
"Dal punto di vista biologico, ha perfettamente senso", spiega Erich Seifritz, che ha condotto lo studio. Le lacrime segnalano ai genitori che c'è bisogno di qualcosa, generando emozioni come preoccupazione o paura che stimolano le attenzioni paterne o materne. In termini evolutivi, rendono più facile la sopravvivenza di un bambino e la trasmissione dei suoi geni.
Gli adulti senza figli, al contrario, reagiscono di più alle risa dei bambini. Questo, secondo Seifritz, dimostrerebbe che l'attività cerebrale dei genitori non è innata ma viene appresa.

E. Seifritz et al., Differential sex-independent amygdala response to infant crying and laughing in parents versus nonparents. Biological Psychiatry, 54, 1367 - 1375, (2003).

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