24 aprile 2004

Malati di mente ai ceppi:
Grégoire e l'associazione Jobel insieme per salvarli

Cosa può fare un malato psichico in Costa d'Avorio, legato al ceppo di un albero o incatenato al pavimento di qualche buio capannone?
Solo tentare di sopravvivere e… sperare. Sperare che si diffonda l'esempio di Grégoire Ahong bonon, un uomo originario di un villaggio del Benin che dal 1994 ha intrapreso la "carriera" di liberatore dei malati – prigionieri.
La situazione dei malati di mente è infatti particolarmente drammatica in tutta l'Africa subsahariana poiché la malattia psichica viene vissuta dalla popolazione come una forma di "disgrazia" per la famiglia e la comunità d'origine del malato e viene dunque affrontata soprattutto in chiave magico – religiosa.
La conseguenza è che le persone affette da disturbi psichici vengono allontanate dal villaggio e legate o incatenate ai ceppi degli alberi o al suolo, abbandonate a se stesse, prive di cure mediche, in condizioni igieniche drammatiche e con porzioni di cibo al limite della sopravvivenza.
La straordinaria esperienza di Grégoire riguarda ciò che è stato fatto e che si continua a fare al fine di ridare dignità umana a queste persone, a partire dalla riappropriazione della libertà fisica, ovvero dalla loro liberazione dai ceppi.
Nel 1994 questo ex tassista del Benin ha iniziato a radunare i vari malati da lui liberati in un centro di prima accoglienza a Bouaké, nel centro della Costa d'Avorio, fornendo loro le prime cure mediche, lavandoli e tagliando loro i capelli e la barba. I primi passi verso il mondo della… "normalità".
Dal 1994 a oggi molte cose sono state fatte e alcuni importanti cambiamenti sono in atto: oggi i centri in funzione sono diversi e nella sola Bouaké se ne contano quattro specializzati nella riabilitazione dei malati mentali (Dar el Salam, Sessekro, Kouassiblekro e Camp Perrier), uno che si occupa della prima accoglienza nel quartiere di Nimbo con un ospedale annesso gestito dalla St. Camille (l'Associazione fondata da Grégoire stesso) e un Centro che opera all'interno dell'Ospedale Civile di Bouaké; altri centri sorti sotto la spinta di Grégoire sono quelli di Korhogo al Nord e di Bondoukou, ancora alla ricerca disperata di fondi per il completamento delle strutture di base (wc, refettorio, dormitorio), quest'ultimo sotto la guida di Padre Giacomo Bardelli della Società Missioni Africane, rientrato in Italia solo la scorsa estate. Inoltre altri due progetti sono da poco stati avviati ad Abidjan, la capitale, dove è stato acquistato un terreno, e a Porto - Novo nel Benin, dove, grazie al sostegno del Vescovo locale, già a luglio 2004 sarà possibile festeggiare la benedizione della "prima pietra" del nuovo centro di riabilitazione.
La filosofia dell'opera di Grégoire è quella che punta alla riabilitazione del malato attraverso il lavoro e l'acquisizione di competenze pratiche: a questo proposito sono stati predisposti dei terreni coltivati essenzialmente a manioca e dei mulini per la trasformazione dei prodotti agricoli, che impegnano i malati in attività produttive in grado non solo di garantire loro una forma di sostegno economico, ma anche capaci di responsabilizzarli e di ridar loro una dignità umana in quanto "utili".
Non solo: l'esperienza di isolamento vissuta dai malati che hanno subito l'incatenamento provoca in loro una sensazione di profondo abbandono, talvolta di colpevolezza, che sicuramente non facilita il reinserimento sociale. Così, uno dei principi guida del lavoro di Grégoire e dei suoi assistenti è quello di trasmettere ai malati l'affetto negato, di ricreare un ambiente familiare dove Grégoire è innanzitutto un "padre", le assistenti, infermiere, volontarie delle "madri" e gli altri ammalati dei "fratelli".
Con il passare degli anni moltissimi sono divenuti i sostenitori di questo "Basaglia" africano, sia tra la popolazione ivoriana che in Europa. In Costa d'Avorio l'attività dei centri è stata una delle pochissime realtà ad aver suscitato il rispetto delle truppe ribelli che con la guerra civile hanno preso controllo della regione Nord del Paese. In un momento così drammatico della storia ivoriana, il centro di Bouaké è divenuto meta non solo di malati ma anche di profughi e disperati in cerca di protezione e di cibo.
Tra settembre 2002 e aprile 2003 sono stati distribuiti diversi quintali di riso al giorno, sempre continuando a prestare le cure essenziali ai malati del centro. Tra innumerevoli difficoltà economiche ma anche un numero sempre crescente di sostenitori nel mondo, l'Associazione St. Camille de Lellis di Grégoire è riuscita ad estendersi fino alla capitale Abidjan e alla città di Porto - Novo nel Benin, dove nuovi centri hanno preso vita.
A livello istituzionale, l'attività di Grégoire è stata anche applaudita a Trieste in occasione dell'assegnazione del Premio Internazionale "Franco Basaglia", attribuito proprio a Grégoire stesso nel 1998 per "l'esperienza più significativa nel campo della Salute Mentale" (è la dicitura utilizzata dal direttore generale dell'ASS n. 1 triestina, Franco Rotelli, che compare sull'attestato).
Come se non bastasse, numerose altre associazioni sono nate in Europa e in Canada allo scopo di sostenere la sua attività a favore degli "ultimi tra gli ultimi": tra le altre, AIMA in Spagna, ACTA in Svizzera, La Clef in Francia e Jobel in Italia. Proprio quest'ultima, con sede a San Vito al Torre (UD), si occupa di coordinare l'aiuto delle citate associazioni europee, organizza la periodica spedizione di container a destinazione Bouaké contenenti medicinali, generi di prima necessità e tutto quanto risulti utile alle attività promosse da Grégoire, e programma interventi di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul tema della salute mentale e della riabilitazione psico - sociale attraverso conferenze, dibattiti pubblici, seminari, proiezioni ecc… portando come esempio l'esperienza di Grégoire. In questo periodo, l'Associazione presieduta da Don Paolo Zuttion, per 11 anni missionario in Costa d'Avorio al fianco di Grégoire, si sta impegnando nella raccolta fondi destinata a sostenere l'ampliamento del centro di Bondoukou, la zona a più alto tasso di malati della Costa d'Avorio, con l'ulteriore obiettivo di contribuire allo sviluppo della nuova struttura beninese di Porto-Novo in vista dell'inaugurazione di luglio.

[Annalisa Lendaro, Associazione Jobel onlus]

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