16 aprile 2020

Cosa ci insegnano le epidemie del passato ed il buono che possiamo trarne oggi

In questi giorni sembra di essere i protagonisti di un film apocalittico, uno di quelli che guardavo insieme al mio amico Francesco nelle nostre serate che avevamo soprannominato “nerd”. Erano quelle seratein cui, immergendoci in film catastrofisti, riprendevamo fiato dopo una giornata impegnativa. Eh si ogni tanto ci vogliono anche queste serate per riuscire a staccare la spina, provare per credere.
La differenza tra quei film e quello che stiamo vivendo in questo periodo è che in quelle serate “nerd”, una volta finito il film, finiva l’adrenalina ed io e Francesco dopo un paio di battute ci salutavamo per poi il giorno dopo immergerci nuovamente nel solito tran tran. Ora invece tutto è cambiato, l’adrenalina non la viviamo più guardando questo o quel film “nerd”, non esiste più il solito tran tran ma molti di noi sono a casa con ansia, stress e a volte perfino paura. Ma cosa è l’ansia? Si può gestirla? Come? [Vedi articolo].

Non dobbiamo farcene una colpa se siamo agitati e stiamo vivendo male questo tragico momento di emergenza sanitaria; siamo esseri umani ed è naturale e normale provare paura, ansia e tristezza ma bisogna fare di tutto affinché queste emozioni non prendano il sopravvento su di noi. Ecco perché dobbiamo fare il possibile per proteggere la salute mentale nostra e dei nostri cari come stiamo già facendo per quella fisica restandocene ognuno a casa propria, lavandoci spesso le mani e mantenendo le distanze sociali. Infatti in questo momento è di vitale importanza mantenere una buona igiene personale come anche mentale.
Ma come fare a proteggere la nostra salute mentale?
Una ricerca presso l’University of Wisconsin-Milwaukee ha evidenziato come l’amigdala, che è quella parte del nostro cervello che gestisce le emozioni ed in particolar modo la paura, aumenti la sua attività quando siamo di fronte a qualcosa di nuovo che non conosciamo e di COVID – 19 fino a gennaio 2020 non conoscevamo “manco” l’esistenza.
Ecco perché per attivare meno l’amigdala ed avere quindi meno paura è nostro dovere informarci su questo nuovo virus ed è nostro diritto avere le indicazioni le più precise possibili su come proteggerci da esso. Però è altrettanto importante selezionare quello che ci viene profuso. Bisogna innanzitutto fare in modo di ricevere solo informazioni da fonti qualificate ed autorevoli e bisogna evitare di leggere ed ascoltare tutto quello che passa sui social. È importante fare una scrematura perché in giro è pieno di “bufale” cioè notizie inventate di “sana pianta”. La fonte più autorevole a cui possiamo rivolgerci è quella del ISS (Istituto Superiore della Sanità) che ha aperto una sezione dedicata totalmente al Coronavirus e la potete trovare qui.
Che informarsi da fonti accreditate ci faccia solo bene lo evidenzia anche una ricerca effettuata presso la National University di Singapore. Nel gennaio 2020, nel pieno della epidemia COVID- 19 sul suolo cinese, i ricercatori dell’università di Singapore avevano intervistato 1210 persone in 194 città ed avevano scoperto che coloro che avevano ricevuto informazioni da fonti ufficiali e non fake news (bufale) erano quelli che avevano evidenziato maggior resilienza. Ma cosa è la resilienza? È la capacità di reagire in maniera positiva alle difficoltà e agli eventi negativi della vita senza farsi sopraffare da essi.

Informarci su questo nuovo virus ci aiuta quindi ad affrontarlo meglio ma è anche vero che essere letteralmente “bombardati” con notizie che continuano a fare il resoconto delle vittime, dei malati e di come si stia propagando il COVID-19 non farà altro che aumentare il nostro stato di ansia e stress [vedi l’articolo].
Cerchiamo quindi di limitare l’uso dei media, di qualunque tipo essi siano tv, web o cartaceo. Ad esempio potremmo imporci di vedere solo un telegiornale al giorno oppure di leggere 3 articoli riguardanti questa pandemia e poi dedicarci ad altro. È molto utile essere informati su quello che sta succedendo per capire come proteggersi ma è altrettanto utile evitare di farsi stressare da questa maratona mediatica che non è altro che una “macabra” conta degli infetti o peggio ancora morti.

Una ricerca presso la Griffith University in Australia ha confrontato la comunicazione dei media in Australia ed in Svezia durante la pandemia dell’influenza suina del 2009. In entrambe le nazioni i media avevano riportato accuratamente i rischi nel contrarre la malattia ma mentre quelli svedesi incoraggiavano a farsi vaccinare dando meno risalto ai numeri dell’epidemia, quelli australiani cercavano continuamente lo scoop ponendo l’attenzione prevalentemente sugli errori fatti dal governo.
Ebbene, se prima dello scoppio dell’influenza suina la Svezia e l’Australia avevano le medesime percentuali di vaccinazioni, al termine della pandemia la percentuale dei vaccinati in Svezia era aumentata ed era diventata il 60% mentre in Australia era rimasta quella iniziale che era intorno al 18/20 %.
Gli studiosi australiani hanno inoltre evidenziato che in caso di epidemie, pandemie, carestie o tragedie simili l’informazione pubblica è corretta ed utile solo quando è in grado di ridurre il panico raccomandando azioni concrete da seguire e non semplicemente quando fa la conta dei “caduti in battaglia”. 

Molte ricerche evidenziano come durante tutte le pandemie della storia vi sia sempre stato un aumento di disagi e disturbi mentali anche per coloro che fino a quel momento non avevano dato alcun segnale di sofferenza psicologica.
È risaputo infatti che l’essere umano sia un animale sociale ed essere connesso con gli altri sia di vitale importanza per la sua sopravvivenza sia fisica che mentale [vedi articolo ed articolo2]. Ahimè l’isolamento forzato che stiamo vivendo in questo periodo può solo aumentare il senso di ansia che già abbiamo per questa pandemia e le persone più fragili psicologicamente saranno quelle che più ne soffriranno.

Si veda ad esempio la ricerca promossa dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) relativa all’esplosione di Ebola nel 2014 in Sierra Leone. Nella ricerca è stato evidenziato come, in concomitanza con lo scoppio dell’epidemia e quindi dell’isolamento delle persone, siano aumentati esponenzialmente i casi di persone che accusavano problemi psicologici.
Ed ancora una ricerca presso il King’s College di Londra, relativa all’influenza suina del 2009, evidenzia come durante quella pandemia in Inghilterra fossero aumentati i ricoveri dovuti a crisi di panico.
Inoltre una ricerca presso la Carlton University di Ottawa in Canada ha scoperto come quegli individui che avevano meno capacità ad affrontare e ad adattarsi agli imprevisti (quindi quelli meno resilienti) fossero gli stessi che durante la pandemia dell’influenza suina del 2009 avessero sofferto di ansia e depressione ed erano i medesimi che durante quell’emergenza sanitaria avevano avuto idee catastrofiste. Tali individui tendevano infatti a modificare la realtà per giustificare le loro previsioni altamente pessimistiche. Tale visione alterata della realtà in letteratura viene chiamata distorsione cognitiva ed è importante per le persone che ne soffrono riuscire a riconoscerla e rifiutarla in tempo per poter alleviare stress e paura.

Lo psicologo Steven Taylor professore presso l’Università della British Columbia a Vancouver e specialista di epidemie così scrive nell’introduzione del suo libro “The Psychology of Pandemics: Preparing for the Next Global Outbreak of Infectious Disease”:“Possiamo affrontare un’emergenza pandemica e possiamo superarla ma dobbiamo assolutamente imparare ad evitare il panico.”
Ed è questo panico che ci porta a comportamenti insensati come ad esempio prendere d’assalto i supermercati perché fare scorta di prodotti alimentari darebbe alle persone un apparente senso di controllo in un momento in cui il controllo sembra totalmente mancare. Ma quel controllo dobbiamo cercarlo dentro di noi indipendentemente da quello che succede intorno a noi. Bisogna essere coscienti di quello che possiamo controllare cioè i nostri comportamenti per evitare di essere contagiati. Nello stesso tempo dobbiamo però imparare anche ad accettare quello che non dipende da noi cioè l’emergenza COVID – 19 e tutto quello che comporta questa crisi sanitaria. Ecco come avere il controllo su noi stessi in questo articolo.
Siamo creature sociali, seguiamo l’onda e quando in televisione vediamo persone in fila ore e ore per accaparrarsi del cibo corriamo subito fuori anche noi per fare la medesima cosa per una sorta di contagio della paura.” scrive ancora il dottor Steven Taylor.
Quello che il dottor Taylor continua a ripetere nel suo libro è che la paura è ben più contagiosa di qualunque tipo di virus. Ora che abbiamo imparato come non farci contagiare dal virus dobbiamo anche imparare ad evitare di contagiare e farci contagiare dalla paura, dallo stress e dall’ansia. Ecco in questo articolo come evitare di contagiare e di farsi contagiare da stress ed ansia.
E più paura abbiamo e più saremo stressati e meno dormiremo bene la notte e più abbasseremo le nostre difese immunitarie e più saremo suscettibili di contrarre il COVID – 19 vedi ricerca presso la Rice University di Houston. Ecco alcuni consigli psicologici su come riuscire a migliorare i nostro sonno [vedi articolo].

Ma cosa ci sta insegnando questa tragedia che stiamo vivendo?
Dobbiamo cercare di vedere questa esperienza da una prospettiva diversa. Non possiamo vedere tutto e soltanto nero. Tutti noi possiamo, anzi dobbiamo, cercare un raggio di luce in questa notte buia che più buia non sembra. Se guardiamo bene la notte non è poi così nera, un po’ di luce seppur fioca c’è. Dobbiamo solo sapere dove indirizzare il nostro sguardo. Infatti osservando attentamente qualcosa di buono sta accadendo in questo momento doloroso ed è un qualcosa che cambierà definitivamente la nostra società ed il modo in cui vivremo quando tutto questo sarà finito. Infatti la notte finirà, arriverà il giorno e da tutto questo ne usciremo e, “nel male ma anche nel bene”, saremo tutti profondamente cambiati. Ecco perché dobbiamo fare tesoro di quel poco di buono (che poi poco non è) che sta accadendo in questi giorni:

1) Abbiamo iniziato ad apprezzare situazioni che fino a ieri davamo per scontate e che ora invece ci mancano tantissimo: una pizza in compagnia, una carezza, un bacio o semplicemente una passeggiata spensierata. Ecco perché quando potremmo farle di nuovo dovremo goderle di più.
2) Abbiamo iniziato ad essere più collaborativi gli uni con gli altri. Se prima del Coronavirus comunicavamo poco tra di noi, ci insultavamo da una macchina all’altra, non sapevamo neanche chi era il nostro vicino di casa, ora invece nei condomini appaiono cartelli in cui ci si offre per andare a fare la spesa, in strada ci si sorride dietro le mascherine, ci si da appuntamento sul balcone per applaudire i nostri angeli, eroi della sanità. Insomma ci siamo accorti che non siamo soli in questo momento di emergenza ma siamo tutti sulla stessa “barca” ed abbiamo capito che solo remando assieme, solo cooperando e rimanendo solidali possiamo sconfiggere questa nemico “invisibile” perché l’unione fa la forza. E questo dovremo ricordarcelo una volta che tutto sarà finito.
3) Abbiamo dovuto gioco forza rallentare il nostro ritmo lavorativo ed abbiamo imparato, seppur continuando a lavorare da casa, a farlo con calma. Calma??? Calma è una parola che fino a un mese fa non conoscevamo neanche il significato. Ora infatti abbiamo più tempo libero e stiamo imparando ad occuparlo in maniera diversa. Abbiamo più tempo per stare con i nostri famigliari che sono in isolamento con noi, possiamo fare un colpo di telefono a quegli amici che non sentivamo da un po’ e tutto questo contatto umano, seppur virtuale, non può che farci del bene come infatti dimostra una recentissima ricerca presso il Chang Zhi Medical College in Cina. La ricerca effettuata su un campione di 7000 studenti delle scuole superiori, ha scoperto che quegli studenti che avevano passato la quarantena a casa con i propri genitori e più in generale quegli studenti che avevano avuto un supporto sociale avevano provato meno stress e meno ansia rispetto a quelli che invece avevano vissuto isolati senza alcun contatto umano.

Con molto più tempo disponibile possiamo fare quello che vogliamo senza per forza doverlo incastrare tra i vari impegni quotidiani come succedeva nella nostra vita pre Coronavirus. Abbiamo più tempo per dedicarci a noi, alle cose essenziali che veramente contano e non più all’ossessiva ed affannata ricerca della macchina ultimo modello, del cellulare più tecnologico o vestito firmato. Sulla nostra pelle stiamo imparando che il tempo dedicato a noi stessi forse è davvero più importante della carriera rampante o del denaro fini a se stessi [vedi articolo].

In questi giorni quante persone vediamo sui balconi dedicarsi a fiori & piante? Molti sono ritornati a leggere quel libro pieno di polvere che avevano dimenticato sul comodino, molti altri a dedicarsi a cucinare quei piatti insegnati dalla nonna e c’è chi invece è andato a recuperare in cantina la sua vecchia chitarra “scordata”. Insomma tutti stiamo avendo l’opportunità di coltivare qualcosa che avevamo dimenticato perché nostro malgrado abbiamo dovuto abbandonare per un po’ la vita frenetica a cui ci eravamo “malamente” abituati. E chissà, magari, queste nuove attività che stiamo facendo ci piaceranno ed una volta finita questa emergenza, e finirà, cercheremo di mantenerne vive alcune. Ma la società consumistica usa e getta pre Coronavirus ci rendeva davvero felici? Sembrerebbe proprio di no, meglio infatti semplificare e godere di quello che si ha. [Si legga l’articolo].
Questo blocco forzato, questo isolamento ci stanno facendo capire quanto siano importanti un abbraccio, una pacca sulla spalla, un sorriso al momento giusto, una caffè in compagnia, fare shopping con amiche il sabato mattina o la partitella di calcetto dopo lavoro insomma stiamo capendo quanto siano vitali le relazioni umane, quelle vere e profonde. (Lo sai che un abbraccio allunga la vita? Ebbene si, leggi l’articolo).

Bisogna essere consapevoli che come è venuto questo virus se ne andrà. Questa certezza non ce la deve togliere nessuno ed una volta che questo maledetto Coronavirus se ne sarà andato riprenderemo in mano le nostre giornate con una consapevolezza diversa e, quando questo succederà, saremo in grado di godere in maniera più semplice ma sicuramente più intensa questo bellissimo dono che si chiama vita.

Buona mente!!
Buona vita!!
Massimo


p.s. Beh se volete proprio saperlo le serate “nerd” con Francesco “ovviamente” continuano. “Ovviamente” ognuno se ne sta seduto comodamente sul suo divano di casa e come sempre continuiamo a commentare i film “ovviamente” via WhatsApp. Unica cosa che è cambiata è “ovviamente” il genere del film, per un bel po’ “ovviamente” basta con film apocalittici!!


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