In questi giorni sembra di essere i protagonisti di un film
apocalittico, uno di quelli che guardavo insieme al mio amico Francesco
nelle nostre serate che avevamo soprannominato “nerd”. Erano quelle
seratein cui, immergendoci in film catastrofisti, riprendevamo fiato
dopo una giornata impegnativa. Eh si ogni tanto ci vogliono anche queste
serate per riuscire a staccare la spina, provare per credere.
La
differenza tra quei film e quello che stiamo vivendo in questo periodo è
che in quelle serate “nerd”, una volta finito il film, finiva
l’adrenalina ed io e Francesco dopo un paio di battute ci salutavamo
per poi il giorno dopo immergerci nuovamente nel solito tran tran. Ora
invece tutto è cambiato, l’adrenalina non la viviamo più guardando
questo o quel film “nerd”, non esiste più il solito tran tran ma molti
di noi sono a casa con ansia, stress e a volte perfino paura. Ma cosa è
l’ansia? Si può gestirla? Come? [Vedi articolo].
Non
dobbiamo farcene una colpa se siamo agitati e stiamo vivendo male
questo tragico momento di emergenza sanitaria; siamo esseri umani ed è
naturale e normale provare paura, ansia e tristezza ma bisogna fare di
tutto affinché queste emozioni non prendano il sopravvento su di noi.
Ecco perché dobbiamo fare il possibile per proteggere la salute mentale
nostra e dei nostri cari come stiamo già facendo per quella fisica
restandocene ognuno a casa propria, lavandoci spesso le mani e
mantenendo le distanze sociali. Infatti in questo momento è di vitale
importanza mantenere una buona igiene personale come anche mentale.
Ma come fare a proteggere la nostra salute mentale?
Una ricerca presso
l’University of Wisconsin-Milwaukee ha evidenziato come l’amigdala,
che è quella parte del nostro cervello che gestisce le emozioni ed in
particolar modo la paura, aumenti la sua attività quando siamo di fronte
a qualcosa di nuovo che non conosciamo e di COVID – 19 fino a gennaio
2020 non conoscevamo “manco” l’esistenza.
Ecco perché per attivare meno l’amigdala ed avere quindi meno paura è
nostro dovere informarci su questo nuovo virus ed è nostro diritto
avere le indicazioni le più precise possibili su come proteggerci da
esso. Però è altrettanto importante selezionare quello che ci viene profuso. Bisogna innanzitutto fare in modo di ricevere solo informazioni da fonti qualificate ed autorevoli
e bisogna evitare di leggere ed ascoltare tutto quello che passa sui
social. È importante fare una scrematura perché in giro è pieno di
“bufale” cioè notizie inventate di “sana pianta”. La fonte più
autorevole a cui possiamo rivolgerci è quella del ISS (Istituto Superiore della Sanità) che ha aperto una sezione dedicata totalmente al Coronavirus e la potete trovare qui.
Che informarsi da fonti accreditate ci faccia solo bene lo evidenzia anche una ricerca
effettuata presso la National University di Singapore. Nel gennaio
2020, nel pieno della epidemia COVID- 19 sul suolo cinese, i
ricercatori dell’università di Singapore avevano intervistato 1210
persone in 194 città ed avevano scoperto che coloro che avevano ricevuto
informazioni da fonti ufficiali e non fake news (bufale) erano quelli
che avevano evidenziato maggior resilienza. Ma cosa è la resilienza? È
la capacità di reagire in maniera positiva alle difficoltà e agli
eventi negativi della vita senza farsi sopraffare da essi.
Informarci su questo nuovo virus ci aiuta quindi ad affrontarlo meglio ma è anche vero che essere letteralmente “bombardati” con notizie che continuano a fare il resoconto delle vittime, dei malati e di come si stia propagando il COVID-19 non farà altro che aumentare il nostro stato di ansia e stress [vedi l’articolo].
Cerchiamo
quindi di limitare l’uso dei media, di qualunque tipo essi siano tv,
web o cartaceo. Ad esempio potremmo imporci di vedere solo un
telegiornale al giorno oppure di leggere 3 articoli riguardanti questa
pandemia e poi dedicarci ad altro. È molto utile essere informati su
quello che sta succedendo per capire come proteggersi ma è altrettanto
utile evitare di farsi stressare da questa maratona mediatica che non è
altro che una “macabra” conta degli infetti o peggio ancora morti.
Una ricerca
presso la Griffith University in Australia ha confrontato la
comunicazione dei media in Australia ed in Svezia durante la pandemia
dell’influenza suina del 2009. In entrambe le nazioni i media avevano
riportato accuratamente i rischi nel contrarre la malattia ma mentre
quelli svedesi incoraggiavano a farsi vaccinare dando meno risalto ai
numeri dell’epidemia, quelli australiani cercavano continuamente lo
scoop ponendo l’attenzione prevalentemente sugli errori fatti dal
governo.
Ebbene, se prima dello scoppio dell’influenza suina la
Svezia e l’Australia avevano le medesime percentuali di vaccinazioni, al
termine della pandemia la percentuale dei vaccinati in Svezia era
aumentata ed era diventata il 60% mentre in Australia era rimasta quella
iniziale che era intorno al 18/20 %.
Gli studiosi australiani hanno inoltre evidenziato che in
caso di epidemie, pandemie, carestie o tragedie simili l’informazione
pubblica è corretta ed utile solo quando è in grado di ridurre il panico
raccomandando azioni concrete da seguire e non semplicemente quando fa
la conta dei “caduti in battaglia”.
Molte ricerche evidenziano come durante tutte le pandemie della storia vi
sia sempre stato un aumento di disagi e disturbi mentali anche per
coloro che fino a quel momento non avevano dato alcun segnale di
sofferenza psicologica.
È risaputo infatti che l’essere
umano sia un animale sociale ed essere connesso con gli altri sia di
vitale importanza per la sua sopravvivenza sia fisica che mentale [vedi articolo ed articolo2].
Ahimè l’isolamento forzato che stiamo vivendo in questo periodo può
solo aumentare il senso di ansia che già abbiamo per questa pandemia e
le persone più fragili psicologicamente saranno quelle che più ne
soffriranno.
Si veda ad esempio la ricerca promossa dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)
relativa all’esplosione di Ebola nel 2014 in Sierra Leone. Nella
ricerca è stato evidenziato come, in concomitanza con lo scoppio
dell’epidemia e quindi dell’isolamento delle persone, siano aumentati
esponenzialmente i casi di persone che accusavano problemi psicologici.
Ed ancora una ricerca
presso il King’s College di Londra, relativa all’influenza suina del
2009, evidenzia come durante quella pandemia in Inghilterra fossero
aumentati i ricoveri dovuti a crisi di panico.
Inoltre una ricerca
presso la Carlton University di Ottawa in Canada ha scoperto come
quegli individui che avevano meno capacità ad affrontare e ad adattarsi
agli imprevisti (quindi quelli meno resilienti) fossero gli stessi che
durante la pandemia dell’influenza suina del 2009 avessero sofferto di
ansia e depressione ed erano i medesimi che durante quell’emergenza
sanitaria avevano avuto idee catastrofiste. Tali individui tendevano
infatti a modificare la realtà per giustificare le loro previsioni
altamente pessimistiche. Tale visione alterata della realtà in letteratura viene chiamata distorsione cognitiva
ed è importante per le persone che ne soffrono riuscire a riconoscerla e
rifiutarla in tempo per poter alleviare stress e paura.
Lo
psicologo Steven Taylor professore presso l’Università della British
Columbia a Vancouver e specialista di epidemie così scrive
nell’introduzione del suo libro “The Psychology of Pandemics: Preparing for the Next Global Outbreak of Infectious Disease”:“Possiamo affrontare un’emergenza pandemica e possiamo superarla ma dobbiamo assolutamente imparare ad evitare il panico.”
Ed
è questo panico che ci porta a comportamenti insensati come ad esempio
prendere d’assalto i supermercati perché fare scorta di prodotti
alimentari darebbe alle persone un apparente senso di controllo in un
momento in cui il controllo sembra totalmente mancare. Ma quel controllo
dobbiamo cercarlo dentro di noi indipendentemente da quello che succede
intorno a noi. Bisogna essere coscienti di quello che possiamo
controllare cioè i nostri comportamenti per evitare di essere
contagiati. Nello stesso tempo dobbiamo però imparare anche ad accettare
quello che non dipende da noi cioè l’emergenza COVID – 19 e tutto
quello che comporta questa crisi sanitaria. Ecco come avere il
controllo su noi stessi in questo articolo.
“Siamo
creature sociali, seguiamo l’onda e quando in televisione vediamo
persone in fila ore e ore per accaparrarsi del cibo corriamo subito
fuori anche noi per fare la medesima cosa per una sorta di contagio
della paura.” scrive ancora il dottor Steven Taylor.
Quello
che il dottor Taylor continua a ripetere nel suo libro è che la paura è
ben più contagiosa di qualunque tipo di virus. Ora che abbiamo imparato
come non farci contagiare dal virus dobbiamo anche imparare ad evitare
di contagiare e farci contagiare dalla paura, dallo stress e
dall’ansia. Ecco in questo articolo come evitare di contagiare e di farsi contagiare da stress ed ansia.
E
più paura abbiamo e più saremo stressati e meno dormiremo bene la notte
e più abbasseremo le nostre difese immunitarie e più saremo
suscettibili di contrarre il COVID – 19 vedi ricerca presso la Rice University di Houston. Ecco alcuni consigli psicologici su come riuscire a migliorare i nostro sonno [vedi articolo].
Ma cosa ci sta insegnando questa tragedia che stiamo vivendo?
Dobbiamo cercare di vedere questa esperienza da una prospettiva
diversa. Non possiamo vedere tutto e soltanto nero. Tutti noi possiamo,
anzi dobbiamo, cercare un raggio di luce in questa notte buia che più
buia non sembra. Se guardiamo bene la notte non è poi così nera, un po’
di luce seppur fioca c’è. Dobbiamo solo sapere dove indirizzare il
nostro sguardo. Infatti osservando attentamente qualcosa di
buono sta accadendo in questo momento doloroso ed è un qualcosa che
cambierà definitivamente la nostra società ed il modo in cui vivremo
quando tutto questo sarà finito. Infatti la notte finirà,
arriverà il giorno e da tutto questo ne usciremo e, “nel male ma anche
nel bene”, saremo tutti profondamente cambiati. Ecco perché dobbiamo
fare tesoro di quel poco di buono (che poi poco non è) che sta
accadendo in questi giorni:
1) Abbiamo iniziato ad apprezzare situazioni che fino a ieri davamo per scontate e che ora invece ci mancano tantissimo:
una pizza in compagnia, una carezza, un bacio o semplicemente una
passeggiata spensierata. Ecco perché quando potremmo farle di nuovo
dovremo goderle di più.
2) Abbiamo iniziato ad essere più collaborativi gli uni con gli altri. Se
prima del Coronavirus comunicavamo poco tra di noi, ci insultavamo da
una macchina all’altra, non sapevamo neanche chi era il nostro vicino di
casa, ora invece nei condomini appaiono cartelli in cui ci si offre
per andare a fare la spesa, in strada ci si sorride dietro le
mascherine, ci si da appuntamento sul balcone per applaudire i nostri
angeli, eroi della sanità. Insomma ci siamo accorti che non siamo soli
in questo momento di emergenza ma siamo tutti sulla stessa “barca” ed abbiamo capito che solo remando assieme, solo cooperando e rimanendo solidali possiamo sconfiggere questa nemico “invisibile” perché l’unione fa la forza. E questo dovremo ricordarcelo una volta che tutto sarà finito.
3) Abbiamo
dovuto gioco forza rallentare il nostro ritmo lavorativo ed abbiamo
imparato, seppur continuando a lavorare da casa, a farlo con calma.
Calma??? Calma è una parola che fino a un mese fa non conoscevamo
neanche il significato. Ora infatti abbiamo più tempo libero e stiamo
imparando ad occuparlo in maniera diversa. Abbiamo più tempo per stare
con i nostri famigliari che sono in isolamento con noi, possiamo fare
un colpo di telefono a quegli amici che non sentivamo da un po’ e tutto
questo contatto umano, seppur virtuale, non può che farci del bene come
infatti dimostra una recentissima ricerca
presso il Chang Zhi Medical College in Cina. La ricerca effettuata su
un campione di 7000 studenti delle scuole superiori, ha scoperto che
quegli studenti che avevano passato la quarantena a casa con i propri
genitori e più in generale quegli studenti che avevano avuto un supporto
sociale avevano provato meno stress e meno ansia rispetto a quelli che
invece avevano vissuto isolati senza alcun contatto umano.
Con
molto più tempo disponibile possiamo fare quello che vogliamo senza per
forza doverlo incastrare tra i vari impegni quotidiani come succedeva
nella nostra vita pre Coronavirus. Abbiamo più tempo per dedicarci a
noi, alle cose essenziali che veramente contano e non più all’ossessiva
ed affannata ricerca della macchina ultimo modello, del cellulare più
tecnologico o vestito firmato. Sulla nostra pelle stiamo
imparando che il tempo dedicato a noi stessi forse è davvero più
importante della carriera rampante o del denaro fini a se stessi [vedi articolo].
In
questi giorni quante persone vediamo sui balconi dedicarsi a fiori
& piante? Molti sono ritornati a leggere quel libro pieno di polvere
che avevano dimenticato sul comodino, molti altri a dedicarsi a
cucinare quei piatti insegnati dalla nonna e c’è chi invece è andato a
recuperare in cantina la sua vecchia chitarra “scordata”. Insomma tutti stiamo avendo l’opportunità di coltivare qualcosa che avevamo dimenticato
perché nostro malgrado abbiamo dovuto abbandonare per un po’ la vita
frenetica a cui ci eravamo “malamente” abituati. E chissà, magari,
queste nuove attività che stiamo facendo ci piaceranno ed una volta
finita questa emergenza, e finirà, cercheremo di mantenerne vive alcune.
Ma la società consumistica usa e getta pre Coronavirus ci rendeva
davvero felici? Sembrerebbe proprio di no, meglio infatti semplificare e
godere di quello che si ha. [Si legga l’articolo].
Questo blocco forzato, questo isolamento ci stanno facendo capire
quanto siano importanti un abbraccio, una pacca sulla spalla, un sorriso
al momento giusto, una caffè in compagnia, fare shopping con amiche il
sabato mattina o la partitella di calcetto dopo lavoro insomma stiamo capendo quanto siano vitali le relazioni umane, quelle vere e profonde. (Lo sai che un abbraccio allunga la vita? Ebbene si, leggi l’articolo).
Bisogna essere consapevoli che come è venuto questo virus se ne andrà. Questa certezza non ce la deve togliere nessuno ed una volta che questo maledetto Coronavirus se ne sarà andato riprenderemo in mano le nostre giornate con
una consapevolezza diversa e, quando questo succederà, saremo in grado
di godere in maniera più semplice ma sicuramente più intensa questo
bellissimo dono che si chiama vita.
Buona mente!!
Buona vita!!
Massimo
p.s.
Beh se volete proprio saperlo le serate “nerd” con Francesco
“ovviamente” continuano. “Ovviamente” ognuno se ne sta seduto
comodamente sul suo divano di casa e come sempre continuiamo a
commentare i film “ovviamente” via WhatsApp. Unica cosa che è cambiata è
“ovviamente” il genere del film, per un bel po’ “ovviamente” basta
con film apocalittici!!
Per
scrivere questo articolo ho impiegato alcuni giorni. Se ti è piaciuto,
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