27 luglio 2002

[CognitiList]
Il gene dell'ansia
La presenza dell'allele più corto sarebbe legata a un'attività molto più intensa nella regione destra dell'amigdala

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista "Science" mostra come varie versioni di un unico gene possano influenzare come il cervello risponde agli stimoli emozionali.
La scoperta potrebbe spiegare come mai una versione del gene in particolare sembra rendere le persone più portate all'ansia.
Il gene codifica per una proteina di trasporto che riporta la serotonina nei neuroni, dopo che è stata rilasciata. Di questo gene esistono due alleli diversi, che si distinguono per la loro lunghezza. Un primo indizio che questo gene influenza il comportamento venne dalla scoperta che le persone che hanno una copia dell'allele corto sono leggermente più inclini a mostrare segni di ansia o di paura, rispetto a quelli che hanno due copie dell'allele lungo nei test della personalità.
Un gruppo guidato da Daniel Weinberger, del National Institute of Mental Health di Bethesda, nel Maryland, ha pensato che l'effetto del gene potrebbe mostrarsi più chiaramente nel centro di controllo emozionale del cervello: l’amigdala. I ricercatori hanno usato la risonanza magnetica funzionale per studiare l'attività dell’amigdala di 28 volontari. Mentre venivano studiati, i soggetti osservavano l'immagine di un viso che poteva essere arrabbiato o impaurito e dovevano scegliere tra altre due quella che esprimeva la stessa emozione. Entrambi i gruppi hanno mostrato risposte identiche nel 90 per cento dei casi, ma nelle persone con almeno una copia dell'allele più corto si è notata un'attività molto più intensa nella regione destra dell'amigdala.
"L'amigdala – ha spiegato Weinberger - mette su un’informazione un'etichetta del tipo ‘questo è pericoloso’, e un'amigdala iperattiva potrebbe spiegare perché le persone con l'allele corto sono in media più ansiose.”



E' genetica la predisposizione alla paura?
Il ruolo chiave dei neurotrasmettitori

William R. Clark, professore emerito nel dipartimento di biologia dell'Università della California a Los Angeles, offre la seguente risposta:
"La paura, che negli esseri umani va da un'ansia generalizzata fino a una fobia specifica, è un importante adattamento biologico e un comportamento comune a tutti i mammiferi. È un'emozione, un ricordo non espresso, memorizzato in una parte speciale del nostro cervello. Essa fa sì che gli individui reagiscano rapidamente, quasi istintivamente, di fronte alla percezione di un pericolo. La paura può essere presente in vari gradi in diversi individui. Quando la tendenza ala paura è presente in eccesso, le sue conseguenze non sono sempre positive.
Circa un quarto di tutti gli americani soffrono almeno una volta nella loro vita di disordini debilitanti di ansietà, panico, fobia per gli animali e reazioni di stress post traumatiche. Questi disordini non causano solo uno stress mentale, ma anche vari sintomi fisici reali, fra cui dolori localizzati. Come con altre forme di comportamento, sarebbe utile sapere fino a che punto la paura viene appresa da esperienze ambientali e fino a che punto è invece influenzata dalla nostra costituzione genetica.
Lo studio della paura in animali come i topi ha mostrato come essa possa essere selettivamente coltivata nelle generazioni seguenti, suggerendo una forte componente genetica. Topi scelti a caso e chiusi in una scatola abbondantemente illuminata, aperta, senza posti per nascondersi, hanno mostrato una serie di risposte diverse. Alcuni topi si sono stretti vicino a una parete rimanendo immobili, urinando e defecando ripetutamente, mentre altri si sono mossi attorno, annusando ed esplorando l'ambiente senza preoccupazioni. La maggior parte dei topi sono invece fra questi due estremi. Se i topi paurosi vengono fatti accoppiare per una dozzina di generazioni, è possibile sviluppare linee di animali in cui tutti i membri sono fortemente ansiosi e paurosi. Ma essi non imparano questo comportamento uno dall'altro e dalle madri. Un topo della linea paurosa appena nato, allevato poi da una madre senza paura insieme a topolini senza paura, rimane pauroso anche da adulto.
I geni specifici associati a simili comportamenti sono ora in via di individuazione nei topi di laboratorio. Non è una sorpresa che molti dei geni associati alla paura, o alla sua mancanza, codifichino dei neurotrasmettitori o i loro recettori. Queste sono le molecole del cervello responsabili delle comunicazioni chimiche fra le cellule nervose; in definitiva, essi governano ogni comportamento. I topi a cui mancano recettori funzionali nervosi per il neurotrasmettitore GABA (acido gamma amino butirico) sono molto più paurosi di quelli dotati del recettore.
Il GABA viene usato da regioni altamente sviluppate del cervello per controllare alcuni impulsi del cervello più "basso" e potrebbe decrescere le risposte della paura a stimoli ambientali. Allo stesso modo, i topi a cui manca un recettore per l'ormone glucorticoide dello stress sono molto meno ansiosi dei topi del gruppo di controllo. Un'inattesa categoria di geni associati con la paura nei topi comprende anche alcuni geni coinvolti con i ritmi circadiani. Come questi geni siano in relazione con la paura non è ancora chiaro, ma scoprire il loro ruolo potrebbe gettare nuova luce sulle origini della paura nel cervello umano, oltre che in quello dei topi.
Esistono numerose prove negli esseri umani, derivate per la maggior parte da studi di bambini adottati e dei loro gemelli cresciuti insieme o separatamente, che la tendenza verso l'ansietà e la paura è una caratteristica ereditaria. La forma specifica che prendono le fobie con associazioni specifiche, come la paura dei serpenti, del dolore, dei luoghi alti o degli spazi chiusi è quasi interamente associata con le esperienze ambientali dell'individuo. Ma la tendenza a sviluppare risposte ansiose o di paura all'ambiente in generale ha una chiara componente genetica.
Come con i topi, sembra che una grande parte del contributo genetico alla paura e all'ansietà negli esseri umani coinvolga neurotrasmettitori e il loro recettori, e GABA e i suoi recettori svolgono ancora un ruolo chiave. Ma forse il neurotrasmettitore più importante nel mediare l'ansietà negli esseri umani è la serotonina. La variabilità nei recettori responsabili di rimuovere la serotonina dallo spazio sinaptico fra due neuroni in comunicazione si correla piuttosto bene con le variazioni della propensione all'ansietà dei diversi individui. L'ansietà ha poi, almeno negli esseri umani, forti legami con la depressione, e le medicine che modulano i livelli di sierotonina nelle sinapsi neuronali influenzano sia la depressione sia l'ansietà. Anche le depressioni più serie hanno spesso una marcata componente genetica.
La paura e l'ansietà sono influenzate da molti geni: quelli che controllano i neurotrasmettitori e i loro recettori sono tutti presenti in numerose forme nella popolazione generale. La particolare combinazione di queste diverse forme ricevute dai nostri genitori ci predispone a rispondere con un grado maggiore o minore di ansietà o paura agli eventi del nostro ambiente. Ma il grado in cui le nostre vite vengono influenzate dalla nostra predisposizione ereditaria alla paura dipende in gran parte dalla nostra storia individuale - il numero, la forza e il tipo di eventi che hanno stimolato simili reazioni la prima volta.

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