14 dicembre 2002

Quando il caffè rende ansiosi
Coinvolta una variante del gene che codifica per un recettore dell’adenosina

Per molti il caffè è qualcosa di irrinunciabile e di stimolante, ma ci sono persone alle quali la caffeina fa completamente un altro effetto, rendendole particolarmente ansiose. Uno studio completato di recente attribuisce questa differenza alla presenza di due mutazioni genetiche collegate.
Lo studio è stato presentato da Harriet de Wit dell’Università di Chicago al convegno annuale dell’American College of Neuropsychopharmacology, svoltosi a San Juan, in Porto Rico. “Si tratta della prima volta - ha spiegato de Wit - che viene identificato il motivo per cui si hanno diverse reazioni comportamentali alla stessa droga.”
I ricercatori, in collaborazione con le università tedesche di Münster e di Würzburg, hanno reclutato 94 soggetti, consumatori non frequenti di caffeina. In uno studio a doppio cieco, hanno somministrato loro dosi orali di caffeina o di placebo, registrando poi le reazioni fisiologiche e gli stati d’umore soggettivi.
In contemporanea, sono stati prelevati campioni di sangue per la ricerca genetica. Si è investigato sui geni che codificano per due proteine, recettori dell’adenosina, che interagiscono con la caffeina. I pazienti che presentavano due specifiche varianti nel gene di uno dei recettori esibivano livelli di ansia molto maggiori degli altri.
I risultati sono in accordo con studi precedenti, secondo cui le persone che soffrono di disordini da panico presentano spesso la stessa variante del gene. [LeScienze]



Il gene dell'ansia
La presenza dell'allele più corto sarebbe legata a un'attività molto più intensa nella regione destra dell'amigdala

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista "Science" mostra come varie versioni di un unico gene possano influenzare come il cervello risponde agli stimoli emozionali.
La scoperta potrebbe spiegare come mai una versione del gene in particolare sembra rendere le persone più portate all'ansia.
Il gene codifica per una proteina di trasporto che riporta la serotonina nei neuroni, dopo che è stata rilasciata. Di questo gene esistono due alleli diversi, che si distinguono per la loro lunghezza. Un primo indizio che questo gene influenza il comportamento venne dalla scoperta che le persone che hanno una copia dell'allele corto sono leggermente più inclini a mostrare segni di ansia o di paura, rispetto a quelli che hanno due copie dell'allele lungo nei test della personalità.
Un gruppo guidato da Daniel Weinberger, del National Institute of Mental Health di Bethesda, nel Maryland, ha pensato che l'effetto del gene potrebbe mostrarsi più chiaramente nel centro di controllo emozionale del cervello: l’amigdala. I ricercatori hanno usato la risonanza magnetica funzionale per studiare l'attività dell’amigdala di 28 volontari. Mentre venivano studiati, i soggetti osservavano l'immagine di un viso che poteva essere arrabbiato o impaurito e dovevano scegliere tra altre due quella che esprimeva la stessa emozione. Entrambi i gruppi hanno mostrato risposte identiche nel 90 per cento dei casi, ma nelle persone con almeno una copia dell'allele più corto si è notata un'attività molto più intensa nella regione destra dell'amigdala.
"L'amigdala – ha spiegato Weinberger - mette su un’informazione un'etichetta del tipo ‘questo è pericoloso’, e un'amigdala iperattiva potrebbe spiegare perché le persone con l'allele corto sono in media più ansiose.”



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