7 febbraio 2003

Ricerca commissionata dal DAP allo psichiatra V.Andreoli
[Fonte: libertà online]

ROMA
Hanno in media 41 anni, sono quasi tutti uomini (1.195 contro 87 donne) per lo più celibi (900 contro 125 coniugati), hanno un basso livello di istruzione e quasi la metà si è resa colpevole di un omicidio. In media rimangono internati per tre anni e oltre l'80% dei casi sono affetti da psicosi gravi, come la schizofrenia. Ma vi è anche un 20% che è ricoverato per reati minori. Sono i dati contenuti nella ricerca di “Anatomia degli ospedali psichiatrici giudiziari italiani”. La ricerca, prodotta nel 2002 dall'ufficio studi e ricerche del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), è stata curata e presentata dallo psichiatra Vittorino Andreoli. Alla presentazione del volume, ieri, è dedicata una giornata di studio aperta a psichiatri ei giuristi, incentrata anche sulla prospettiva di riforma degli Opg, che prevede il trasferimento delle competenze dalla medicina penitenziaria al servizio sanitario nazionale dopo una fase di sperimentazione in sei regioni. Al 12 marzo 2001, data di rilevamento, risultavano 1.282 i pazienti ricoverati nei sei Opg italiani (Montelupo Fiorentino, Castiglione delle Stiviere, Barcellona Pozzo di Gotto, Napoli, Aversa, Reggio Emilia). Dal 1950 al 2000 le persone assistite negli Opg sono passate da 1.925 a 1.156. Gli Opg - è stato sottolineato nel corso della presentazione del volume - sono gli unici «manicomi» sopravvissuti alla riforma della legge Basaglia (legge 180) che nel 1978 ha chiuso gli ospedali psichiatrici ordinari. Essi dipendono dal ministero della Giustizia e non da quello della Salute. «Dalla mia esperienza - ha detto Andreoli - ho potuto verificare che la psichiatria non ha bisogno di manicomi e che è possibile, attraverso strutture operative e psichiatri motivati che anche la legge 180 funziona. Certo costa di più, ma questo non può essere un limite». Andreoli ha quindi avanzato una sua proposta: pensare, ha spiegato, a piccole strutture diffuse sul territorio, a base regionale o interregionale, in rapporto con i servizi psichiatrici territoriali, intese anche come luoghi di studio del comportamento criminale. «In sostanza - ha aggiunto lo psichiatra - anche senza una nuova legge si potrebbe pensare ad un ordinamento più valido per affrontare il problema degli opg». Per il Dap - ha detto Giovanni Tinebra, capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - «sarà una delle priorità occuparsi del problema degli Opg. Ho chiesto formalmente - ha proseguito - ai direttori degli Opg italiani di costituire una sorta di tavolo permanente in cui dibattere e da cui far partire soggetti e segnali. C'è l'impegno - ha concluso - di tutto il Dap ad operarsi per rendere gli Opg più vivibili, più aperti al trattamento della terapia e più improntati alla sicurezza interna ed esterna». La ricerca ha analizzato in particolare chi sono le persone ricoverate negli ospedali psichiatrici giudiziari italiani, quale la diagnosi clinica, quale la tipologia della pericolosità sociale.

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