Il cervello degli autistici
Le minicolonne risultano molto più piccole, anche se più numerose
L'autismo è un disturbo, fortunatamente abbastanza raro, caratterizzato dal rifiuto delle interazioni sociali e delle comunicazioni. Ora alcuni ricercatori provenienti da diverse facoltà statunitensi (Medical College of Georgia, University of South Carolina e Downtown VA Medical Center in Augusta, Georgia) hanno identificato per la prima volta alcune anomalie strutturali nel cervello di soggetti autistici. Usando tecniche di tomografia assistita dal calcolatore, è stato infatti possibile osservare alcune anormalità delle minicolonne nei lobi frontali e temporali. Lo studio è stato descritto in un articolo pubblicato sulla rivista "Neurology" organo dell’American Academy of Neurology.
Le minicolonne sono le unità di base dell'organizzazione delle cellule cerebrali e delle loro connessioni, e permettono il normale funzionamento del cervello. Qualsiasi modifica nelle dimensioni, nella forma o nella posizione delle minicolonne ha quindi un effetto sulle capacità elaborative del cervello. Durante la storia evolutiva dell’uomo, l’aumento dell'area corticale totale ha fatto s? che il cervello ne potesse ospitare un numero sempre maggiore, permettendo lo sviluppo delle capacità intellettive.
Per lo studio, i ricercatori hanno analizzato i cervelli di nove pazienti autistici e di altri nove di controllo, misurando cinque parametri importanti delle minicolonne. Manuel F. Casanova, che ha condotto lo studio, ha potuto cos? stabilire che le minicolonne dei pazienti autistici sono molto più piccole, anche se più numerose. L'osservazione è quindi in accordo con una teoria secondo cui gli individui autistici soffrono di uno stato perenne di sovraeccitazione, a cui cercano di porre rimedio ricorrendo a comportamenti di compensazione.
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Per ulteriori informazioni si veda l'articolo originale:
Manuel F. Casanova et al., "Minicolumnar pathology in autism", Neurology, 58, pp. 428-432, (2002)
Problemi dell'autismo
Attualmente l'autismo viene diagnosticato nei bambini attorno al secondo anno di vita, ma questo metodo potrebbe permettere di scoprirlo prima
A differenza dei bambini normali e di quelli ritardati, gli autistici di 3 o 4 anni non reagiscono a una fotografia della loro madre, ma reagiscono a quella di un gioco familiare, come ha scoperto uno psicologo dell'Università di Washington.
Le osservazioni suggeriscono che l'incapacità di riconoscere i volti potrebbe essere uno dei primissimi indicatori di uno sviluppo anormale del cervello nell'autismo. Alcuni studi, per la verità controversi, suggeriscono che il cervello umano sia stato progettato per essere interessato alle facce e che ci sono dei sistemi specializzati per il loro riconoscimento. Se questo fosse vero, allora la scoperta potrebbe anche significare che l'autismo deriva da un vero e proprio malfunzionamento dei circuiti del cervello. Probabilmente, i bambini autistici non trovano soddisfazione nel prestare attenzione ai volti, e in questo modo i circuiti del cervello dedicati a questo compito non si sviluppano a dovere.
Per capire come opera il cervello, la Dawson ha utilizzato un dispositivo chiamato rete geodesica, che copre interamente la testa e registra gli impulsi elettrici provenienti da 64 zone diverse del cranio. La professoressa ha studiato 34 bambini autistici, 21 normali e 17 affetti da ritardi mentali, ma non da autismo. Ai bambini sono state mostrate due serie di immagini, ciascuna circa 50 volte. All'inizio sono state mostrate ai bambini le facce delle loro madri e quelle di persone estranee e, in seguito, quelle dei loro giocattoli preferiti e di altri sconosciuti. La ricerca ha mostrato che nei bambini normali e in quelli ritardati l'attività cerebrale è evidentemente diversa, a seconda che venga mostrata la fotografia della madre o quella di un estraneo. Nel caso dei bambini autistici, invece, la Dawson non è stata in grado di rilevare nessuna differenza, segno che probabilmente essi non riconoscono la madre. Tutti e tre i gruppi hanno per? mostrato reazioni simili di fronte alle immagini dei loro giocattoli preferiti.
Attualmente l'autismo viene diagnosticato nei bambini attorno al secondo anno di vita, ma questo metodo potrebbe permettere di scoprirlo prima e, magari, correre in qualche modo ai ripari.
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