15 novembre 2003

L'udito corre in soccorso della vista
La presenza di un suono rende più facile localizzare una luce

Una ricerca presentata da scienziati del Wake Forest University Baptist Medical Center al convegno annuale della Society for Neuroscience a New Orleans rivela una curiosa collaborazione fra due sensi: nello svolgere alcuni compiti, l'udito può giungere in soccorso di chi ha una vista debole.
"Da tempo è noto che i non vedenti sviluppano spesso un udito più acuto - afferma il neurobiologo Mark Wallace, principale autore dello studio - ma ora abbiamo scoperto che l'udito può aiutare anche coloro che hanno soltanto una vista debole, e che lo fa immediatamente, senza bisogno di tempo per svilupparsi. Ciò suggerisce che si potrebbe ridurre la disabilità delle persone con problemi di vista, come le cateratte, insegnando loro a usare entrambi i sensi".
I partecipanti allo studio sono stati fatti sedere in una stanza buia ed è stato loro chiesto di indicare il luogo dove si accendeva una luce a caso. Talvolta la luce si accendeva contemporaneamente a un suono.
I soggetti dotati di vista buona riuscivano facilmente a localizzare la luce, senza essere aiutati dall'aggiunta del suono. Ma quando indossavano occhiali per simulare carenze visive, il suono migliorava drasticamente le loro prestazioni.
"Con gli occhiali - spiega Wallace - la capacità dei partecipanti di localizzare la luce diminuiva. Ma aggiungendo il suono, era proprio come se avessero di nuovo una vista normale".



Sentire con gli occhi
Il compito di combinare le informazioni visive con quelle acustiche è più complicato di quanto non si pensasse

Un gruppo di ricercatori del Center for Cognitive Neuroscience del New Hampshire hanno dimostrato sperimentalmente che la direzione in cui puntano gli occhi degli individui altera i segnali generati nel cervello dai suoni.
Quando suona il telefono, il nostro cervello combina le informazioni che provengono da entrambe le orecchie per stabilire dove si trovi l'apparecchio. I nostri occhi si muovono però indipendentemente, e quindi il nostro cervello deve combinare due diverse visioni del mondo per generare un quadro coerente. Per cercare di capire come ciò avvenga, i ricercatori hanno addestrato alcune scimmie a guardare a destra o sinistra a comando, mentre sedevano in un cerchio di altoparlanti. I ricercatori intanto misuravano i segnali di un'area del cervello, il collicolo inferiore, che trasmette informazioni dalle orecchie ai centri dove viene poi elaborata l'informazione sonora. Si è visto così che in circa un terzo delle cellule i segnali erano diversi a seconda della direzione dello sguardo. Gli scienziati sono rimasti sorpresi soprattutto perché non si sospettava che il collicolo inferiore fosse coinvolto in compiti così complicati come coordinare la vista e l'udito. Questo significa che il compito di combinare le informazioni visive con quelle acustiche è più complicato di quanto non si pensasse e, certamente, viene svolto in diverse aree del nostro cervello.
Il fatto in sé, però, che la vista influenzi l'udito, indipendentemente dalla dimostrazione scientifica, è poco sorprendente. Basti pensare ai ventriloqui, in cui il nostro cervello viene portato a credere che la voce arrivi veramente da un pupazzo. Un altro buon esempio sono i film, in cui la voce ci sembra arrivare veramente dalla bocca degli autori, mentre proviene invece da altoparlanti posti lungo i lati della sala.


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