19 novembre 2003

La complessa società dei babbuini
Due nuovi studi indagano sul comportamento sociale delle scimmie

Due recenti studi sui babbuini africani hanno fornito nuove informazioni sulla complessità del comportamento sociale delle scimmie. Le ricerche potrebbero rivelare le condizioni che hanno contribuito all'evoluzione di tratti distintivi degli esseri umani, come il linguaggio e determinate strategie di sopravvivenza. Gli studi sono stati pubblicati sul numero del 14 novembre della rivista "Science".
È comunemente accettato che gli esseri umani classifichino il prossimo secondo determinati attribuiti individuali, come lo stato sociale, la ricchezza o il gruppo di appartenenza. Questa abilità richiede un grande sforzo cerebrale e forse necessita persino del linguaggio. Finora non era noto se queste complesse classificazioni fossero una caratteristica unicamente umana o se anche altri animali le potessero fare.
Per scoprirlo, alcuni scienziati dell'Università della Pennsylvania hanno studiato sin dal 1992 un gruppo di più di 80 babbuini nel delta dell'Okavango in Botswana. I gruppi di babbuini sono organizzati secondo una gerarchia di discendenza matrilineare. Alla cima della gerarchia c'è la matriarca della famiglia di rango più alto, seguita in ordine discendente dalla sua prole, poi dalla femmina di rango superiore della famiglia successiva, dalla sua prole, e così via. Esperimenti condotti nel 1995 e nel 1999 avevano mostrato che i babbuini riconoscono sia il rango sia le relazioni di parentela fra gli altri individui. I ricercatori hanno ora dimostrato che le scimmie, proprio come gli esseri umani, sono in grado di combinare la propria conoscenza di parentela e rango in una struttura gerarchica genuina basata simultaneamente su entrambe le regole sociali. Per la prima volta si è scoperto che animali diversi dall'uomo classificano i membri della propria comunità sia secondo attributi individuali sia secondo l'appartenenza a un gruppo sociale.
In un secondo studio, l'osservazione di una popolazione di babbuini di Amboseli, in Kenya, ha rivelato che un comportamento amichevole da parte delle madri consente loro di allevare i propri figli con maggiore successo. I legami sociali delle femmine adulte, infatti, costituiscono un importante elemento di variazione per quanto riguarda la longevità e la salute. Per esempio, la vicinanza con membri di un altro gruppo può ridurre i livelli di stress dei neonati e delle madri, oltre che fornire direttamente benefici materiali come protezione o accesso a risorse preziose.




La cooperazione nei primati
I dati indicano che i comportamenti aggressivi sono molto infrequenti

Due primatologi statunitensi hanno proposto un’alternativa all’attuale teoria basata sulla competizione del comportamento sociale dei primati. In luogo del modello “aggressione-competizione-riconciliazione”, nel nuovo paradigma presentato da Paul Garber, dell’Università del’Illinois, e Robert Sussman, dell’Università di Washington a St. Louis, è la cooperazione a essere individuata come comportamento sociale primario.
Una delle critiche portate al modello attuale riguarda la base di dati usata per valutare le teorie della socialità dei primati. "Finora – hanno spiegato Garber e Sussman al convegno 2002 dell’American Association for the Advancement of Science. - i dati sui contesti e sulle funzioni dei comportamenti nei primati selvatici sono state molto limitati. La questione di base sui primati diurni che vivono in gruppo è quanto tempo impiegano in comportamenti sociali e quanto tempo in comportamenti cooperativi e agonistici”.
Ciò che è stato riscontrato durante lo studio nelle colonie di proscimmie è che esse dedicano solo il 5-10 per cento del tempo alle interazioni sociali. I dati indicano inoltre che le aggressioni sono molto infrequenti e occupano solo l’1 per cento del tempo, mentre i comportamenti di cooperazione sono 10-20 volte più comuni. Tenuto conto di questo, il nuovo modello prende in esame gli effetti delle dimensioni del gruppo su costi e benefici della socialità e fornisce una spiegazione di come i primati riescano a vivere in gruppi pacifici e relativamente stabili, e a risolvere i problemi che si presentano quotidianamente.



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