13 agosto 2004

Patch Adams

A seguito del video con Patch Adams sul tema della vita come gioia, trasmesso nel corso del Festival della Comicoterapia e delle idee trasversali tenuto presso la Libera Universita' di Alcatraz, un intervento dello stesso Patch che prosegue sul tema...

Patch: E' stato un esperimento molto interessante questo. Un uomo va a letto ... si trattava proprio del cameraman che aveva filmato il nostro seminario. Il regista, infatti, mi aveva chiesto di aiutarlo con una qualche terapia, e sapevo che era stato in ospedale diverse volte per la depressione.
Eravamo in questo bellissimo hotel a Edimburgo e mi e' venuta l'idea: "Perche' non fare qualcosa qui per lui?" Ho detto "Beh, ecco qua un bel lettone, andiamo a gattoni nel lettone e vediamo cosa succede...". Desidero darvi un'idea della comunicazione - perche' sicuramente questo comunica, vi dice di piu' di quello che sono, di come sono, rispetto al film.
Cosa voglio fare? Vorrei presentarvi un po' meglio questa idea di gioia, vi parlero' del paradigma della gioia e del paradigma del dolore e poi vediamo su quale delle due parti volete concentrare il dibattito.
Fin dall'inizio della sua storia, l'uomo ha celebrato il dolore e la sofferenza, ha amato il dolore e la sofferenza. Gia' la prima storiografia, come quella di Erodoto e altre, e' stata impostata proprio sul potere del maschio, non descriveva la storia delle famiglie e della gente che si divertiva, ma parlava solo di chi aveva vinto quale guerra. Solamente nella parte finale dell'ultimo secolo gli storici hanno cominciato a scrivere qualcosa di diverso dalla caduta del potere.
Guardiamo alle nostre religioni e a quanto intendevano i loro fondatori: coloro che poi le hanno diffuse hanno detto che la vita e' sofferenza; il Buddismo, il Cristianesimo lo ripetono da sempre: la vita e' sofferenza e dovete fare qualcosa per cercare di uscirne.
I mass-media amano la sofferenza: ogni telegiornale, tutti i quotidiani celebrano l'infelicita'. Non c'e' mai stato un quotidiano nella storia che abbia parlato delle buone notizie e non perche' non ce ne siano: ci sono molte piu' belle notizie che cattive notizie ogni giorno, solo che sembra che nessuno sia interessato alle notizie positive, forse perche' ci piace compiangerci.
Se si guarda la cosa piu' da vicino ancora, se guardiamo al campo della psichiatria - che dovrebbe interessare gli esperti di salute mentale - non c'e' un libro di testo di psichiatria in tutto il mondo, che sia anche lungo mille pagine, che abbia una singola frase sulla salute mentale. Nei programmi di studi di psichiatria, che in genere durano quattro anni, non conosco un singolo corso che comprenda anche una sola ora di lezione sulla salute mentale: si parla sempre di problemi, di infelicita'. Gli esperti di salute mentale non sono informati sulla salute mentale; penso che non la ritengano nemmeno possibile.
Gli psichiatri con cui ho parlato dicono che la felicita' e' infelicita' repressa: non li ho mai sentiti dire che l'infelicita' e' felicita' repressa. Tutti questi seminari che organizzano sono finalizzati a entrare in contatto con il proprio dolore ... gia', tutti parlano sempre di come entrare in contatto con il proprio dolore, e gia' stanno passando la vita intera nel dolore. Non ho mai sentito nessuno parlare di cercare di entrare in contatto con la propria gioia! Come vi dicevo stamattina, viviamo in un paese che si prende due settimane di vacanza l'anno per l'intera durata della vita adulta: ebbene, solo una societa' che celebra il dolore sceglierebbe di prenderne solo due su cinquantadue! E' sconcertante!
Ci sono cosi' tanti esempi di questo tipo: basti guardare la gente sugli ascensori: i bambini quando salgono in un ascensore schiacciano tutti i bottoni, corrono in giro, rimbalzano sui muri, gli adulti stanno fermi in piedi, dritti dritti e stanno zitti, non c'e' nemmeno un piccolo segno di vita, stai dritto e zitto, tutti sanno che devono fare cosi'. E se per caso sfiori qualcuno: "... Oh, mi scusi! Mi scusi".
Negli Stati Uniti quando c'e' un grosso incidente sull'autostrada si forma ben presto una lunga coda causata dall'incidente: dall'altra parte della strada una fila di automobili rallenta sperando di vedere i corpi morti. Non si e' mai vista una coda di automobili, gente che rallenta per guardare l'amore, per guardare un bel paesaggio, un bel giardino... no, rallentiamo per vedere i morti. Amiamo il dolore e la sofferenza! Io vengo dal paese piu' ricco del mondo, dove l'anno scorso sono stati compilati ottantadue milioni di ricette di prescrizione medica per un farmaco contro l'ansia: ottantadue milioni!! Un altro farmaco - quarantasei milioni di ricette - e' contro la depressione!
E questi sono solo due tra le piu' di cento pillole per il cervello che i nostri dottori somministrano. Non rimane un gran numero di gente fuori da questo numero, gente che non prenda farmaci. E non perche' sta morendo di fame o perche' sia in guerra. No, no, immersi in tutta la ricchezza che hanno sono infelici.
Eh, eh, eh, eh ... andiamo a fare la spesa... Naturalmente l'espressione piu' alta del paradigma del dolore e' la guerra: secondo questo modello chiunque abbia un minimo di cervello sceglierebbe di uccidere. Di solito lo fanno le persone che non traggono in realta' nessun beneficio dal farlo, mentre i ricchi dirigono gli uccisori, cosi' non vengono uccisi loro. Solo la gente che ama il dolore puo' fare una guerra, perche' si puo' anche scegliere di non farla. Il paradigma del dolore e' dappertutto.
Come puo' accadere veramente che ci deprimiamo? Come accade, se abbiamo le braccia e le gambe, gli occhi, abbiamo sei miliardi di persone con cui giocare, una natura meravigliosa? Dobbiamo proprio inventarci qualcosa per poter soffrire! Dobbiamo eliminare cosi' tante belle cose... Cosa posso dirvi della gioia? Non molto. E' una scelta. Vi svegliate la mattina: che pantaloni indosso? Che mutande, che cravatta mi metto? Che personalita' voglio rappresentare? Saro' triste oggi? Oppure saro' felice? E' una scelta!!! Non penso che sia altro che questo: lo scegliete voi.
Io non penso che una persona possa rendere felice o triste un'altra persona. Molti dicono che succede, ma secondo la mia esperienza essere tristi o felici e' una scelta di ciascuno di noi. Se qualcuno vi grida contro, e' lui ad avere un problema - e' ovvio - e voi potete decidere di prenderla bene o male. Se io fossi capace di rendere felice la gente, lo farei. Se avessi una polverina magica della felicita', la spruzzerei su tutti i sei miliardi di persone, anche se gridassero: "NO!!! Non la voglio!". Spiacente. La spruzzerei per cento anni cosi' tutti saprebbero cosa vuol dire avere cento anni di gioia. Ma non conosco nient'altro che possa rendere una persona felice se non se stessa.
Cio' non implica che essere felici significhi essere buoni e che essere infelici voglia dire essere cattivi ... i buoni sono felici, i cattivi tristi? non ha niente a che vedere con l'etica o con la moralita'. E' solo una maledetta scelta. Voglio stare bene, voglio stare male. Posso dire questo: negli ultimi trenta anni la ricerca chiamata immunologia psico-neurologica o mente-corpo sta dimostrando senza alcun dubbio che vivere una vita con emozioni positive fa molto bene alla salute, alla biochimica, alla fisiologia, mentre vivere una vita nelle emozioni negative fa ammalare. Vi fa ammalare.
Che voi siate nel paradigma della gioia o nel paradigma del dolore, lasciatemi dire che vivete comunque tutte le emozioni: rabbia, tristezza, gioia, in entrambe. La differenza e' che nel paradigma del dolore avete un po' di felicita', un bel week-end, un week-end favoloso e il martedi' successivo ve lo siete dimenticato, mentre, nel paradigma della gioia, se muore un vostro amico, voi siete contenti di provare una grande emozione e un grande rimpianto per quell'amico, lo superate e poi continuate a vivere.
Non avete mai paura di scoprire a che punto potete arrivare con le vostre emozioni perche' sapete che alla fine atterrerete sulla gioia. Io penso che le tre cose del paradigma del dolore che mi interessano di piu' sono la solitudine, la noia e la paura. Abbiamo parlato ieri e un pochino anche oggi della solitudine: nella mia vita di medico non ho mai visto nessuna malattia avere un effetto peggiore della solitudine su un paziente. L'avete visto nel film, non c'e' alcun modo migliore per aggirare la solitudine che coltivare l'amicizia.
Una persona molto particolare puo' averla con Dio o con la natura o con l'arte o con il proprio lavoro, ma si tratta di un numero cosi' esiguo che risulta matematicamente insignificante. Quasi tutti gli esseri umani hanno bisogno di scambiarsi amore umano per avere degli amici e non sentirsi soli. Alcuni dicono che forse ci siamo confusi ieri tra l'essere soli e il sentirsi soli: le due cose non hanno nessun rapporto l'una con l'altra.
Essere soli significa essere in bagno ad espletare i propri bisogni; sentirsi soli invece significa essere in questa stanza e non sentire che tutti ti amano. Quindi, se vi sentite soli, qualsiasi numero di persone abbiate intorno, vi sentite soli lo stesso. Quindi e' veramente importante per noi imparare a farsi degli amici: come ci si fa un amico? E' veramente facile. Quando ero piccolo mi dicevano che si era fortunati ad avere un amico o due e questo implicava che trovare degli amici era un processo molto lungo e complicato. Mi hanno detto: "Non fidarti degli estranei" e da bambino questo significa tutti! Quindi "non fidarti della gente - sei fortunato se hai uno o due amici" e' un linguaggio da paradigma del dolore! Se i vostri genitori vi dicessero: "sei fortunato se hai mille o duemila amici", avreste un punto di vista sicuramente molto diverso. Adesso vi do la mia ricetta per avere tanti amici.
Innanzitutto, amate tutti! Gia' questo comprende un bel numero di persone, cosi' poi sarete pronti ad amare l'individuo, quando arriva. Non sto parlando dell'amore romantico qui naturalmente, sto parlando dell'amore nell'amicizia, che in alcuni casi particolari possono essere la stessa cosa. L'esercizio che faccio nei miei seminari sulla gioia e' prendere due persone che non si conoscono ... lo facciamo? Perche' non lo facciamo?
Ok, prendete qualcuno che non conoscete assolutamente, presto! Avete bisogno d'aiuto? Qualcuno non ha trovato la persona? Ehi! Vi siete accoppiati tutti? Pronti? Cercate di non fare troppa confusione. Tutti hanno trovato qualcuno? Alzi la mano chi non ha trovato ancora qualcuno! Se siete con qualcuno che conoscete gia', cercatevi qualcun altro! Bene, adesso ascoltate le mie istruzioni: mettetevi uno di fronte all'altro e avvicinatevi fisicamente l'uno all'altro il piu' possibile. Cercate di fare silenzio. Siete uno di fronte all'altro? La' dietro? Ok. Adesso decidete chi comincia. Il primo, chi comincia dovra' parlare, il secondo sara' un grande ascoltatore. Non deve parlare mai, forse puo' fare cenni con la testa ma non deve dire assolutamente una parola e deve assicurarsi continuamente che gli occhi di entrambi si stiano sempre guardando, in continuazione, senza mai guardare altrove. Quindi la seconda persona sara' la "polizia degli occhi", ad esempio, cosi' ...
(Patch fa smorfie e tutti ridono) Se il vostro amico gira gli occhi a destra, voi seguite sempre i suoi occhi... Chi ascolta e' la "polizia degli occhi". La persona che inizia, invece, parlera' con grande entusiasmo, all'italiana!, della gioia che ha nella vita. Solo di quello! Se non avete gioie, voglio che mentiate! Ok? E' molto importante che parliate solo ed esclusivamente delle gioie che avete nella vita; non voglio un solo lamento! Nessuna difficolta'! Quindi, non avete altro da fare che starvene li' seduti guardandovi negli occhi e parlare con entusiasmo della vostra vita sentimentale. Non fermatevi finche' non ve lo dico io. Pronti? Via!
(Il pubblico si e' diviso in gruppetti di due persone, una di fronte all'altra, l'una parla fitto fitto, l'altra ascolta ...) Bene, fantastico! Grazie, ora fermatevi! Silenzio, grazie. Ora, come potrete immaginare, ci scambiamo le parti. Siete stati molti bravi a guardarvi negli occhi, vi ho osservato! Quindi, ricordatevi che l'ascoltatore ha il compito di sorvegliare che ci si guardi sempre negli occhi: se l'altro devia, l'ascoltatore dovra' fare in modo che ci si guardi sempre negli occhi, per tutto il tempo. La persona di turno a parlare continuera' esponendo con grande entusiasmo la gioia che c'e' nella propria vita. Via!
(Le persone, sempre sedute una di fronte all'altra, si sono scambiate le parti) Bene! Fantastico. Ora basta, silenzio per favore! Grazie. Vi svelero' un segreto... Voi avete appena imparato a mettervi in relazione con gli altri! Alzino la mano coloro ai quali e' piaciuta la persona con cui ha parlato ...
(tutti alzano la mano) Avro' fatto questo esperimento 5mila, forse anche 10mila volte e ogni volta la persona con cui ho parlato mi e' piaciuta. Questo dimostra quanto sia facile trovare amici. Se volete parlare con qualcuno che non conoscete vi avvicinate il piu' possibile, lo guardate negli occhi e poi gli dite: "raccontami un segreto!" ... e ascoltate ascoltate ascoltate. E ancora lo guardate negli occhi e ascoltate... e voi siete cosi' grati nell'ascoltare questa storia! E piu' ascoltate e piu' loro vi racconteranno la loro storia. Questo dimostra quanto sia facile farsi amici, e per questo non capisco perche' la gente sia o si senta sola. In questi ultimi anni ho notato che mi bastano 5 minuti, due volte al giorno, con una nuova persona e alla fine dell'anno ci si sente veramente bene.
Forse all'inizio vi conviene farlo con le persone con le quali state bene, e in seguito sara' meraviglioso con tutti. Se voi fate capire che avete davvero voglia di ascoltare la loro storia, se dimostrate interesse gli altri vi racconteranno la loro storia. Non voglio piu' sentire che vi sentite soli, perche' in realta' voi potete avere migliaia di amici: non e' un'esagerazione, e' un modo carino per trascorrere il tempo! Poi voglio parlarvi della noia. Nel nostro ospedale consideriamo la noia come un'emergenza medica. Quando diciamo "sono annoiato" e' come dire: "sono morto". Nessuno ha mai pensato in questi termini? Nessuno ci ha mai pensato ... niente da ricordare, niente, niente: solo noia ...
Non ho un'esperienza personale, non ho idea di cio' che possa significare la parola "noia". Quando lo sento cerco di scuotere le persone che affermano "sono annoiato". Voi avete il grande dono della fantasia! Potete rimanere intrappolati nel traffico per due ore: potete rimanere li' e annoiarvi a morte oppure guardar fuori dal finestrino e immaginare le persone vestite in maniera bizzarra ... E in tal modo il tempo passa davvero in fretta. Oppure potete immaginare cosa accadrebbe se le piante fossero animali e gli animali si trasformassero in piante: come camminano i funghi??!! Come e' il polline di un pinguino? Oppure potete stare li', arrabbiarvi, pensando al tempo che non passa mai ...
Questo e' il grande segreto della vita per coloro che si annoiano. Annoiarsi e' un crimine contro voi stessi, perche' penso che se voi vi interessate e amate cio' che vi circonda, come potete sentirvi annoiati se avete qualcuno accanto che vi ama e si interessa a voi? Ci sono alcune specie di bambu' che crescono piu' di un metro al giorno ... e la gente si annoia! Un ragno salta da una foglia all'altra e mentre lo fa produce seta: lui salta dalla foglia e istantaneamente questo filo si trasforma in un filo di seta ... ma non un solo tipo di seta: sotto il profilo biochimico esistono almeno 5 o 6 tipi di seta diversa che vengono prodotti. Se confrontate questo filo di seta con un altro filo dello stesso diametro, il filo di seta e' piu' forte. Se prendete un filo di seta lungo quanto l'equatore e ne fate un gomitolo, questo sta nel palmo della vostra mano ... e la gente si annoia! Proviene davvero tanto rumore dal paradigma del dolore!
I bambini ci appaiono con una grande curiosita', una grande immaginazione e una grande capacita' di stupirsi. In realta' loro hanno pochissima immaginazione e pochissimo senso della curiosita'. Lo spirito di curiosita' e di stupore, la propria fantasia vanno alimentati per tutta la vita! Se si da' a un bambino un pezzo di legno e gli si dice di costruirvi attorno una storia, lui in realta' non ha elementi per farlo, neppure con la piu' grande fantasia di un bambino: mi piace sapere che la curva della fantasia, col passare del tempo, va sempre verso l'alto. Solo voi potete uccidere la vostra immaginazione. L'ultima cosa di cui voglio parlare e' la paura. Per me la paura e' la conseguenza naturale della perdita della comunita', della perdita del senso di appartenenza. La paura che vi fa scappare davanti a un leone affamato va bene, e' buona... - grazie paura! - perche' possiamo correre piu' in fretta. Ma la paura di cui parlo io e' la paura che in America comporta ottantadue milioni di prescrizioni di Xanax all'anno! Gli americani hanno cosi' tante paure che hanno paura della paura; sembra che ogni americano soffra di ansia! Meno male che non vivono in un paese in guerra - o forse ne avrebbero bisogno visto che si annoiano cosi' tanto che devono avere paura. La paura che io sperimento con i miei pazienti e' la paura di non avere una comunita', non intendo in senso geografico, parlo del "noi".
Tutti quelli che vengono ad Alcatraz hanno il privilegio e l'opportunita' di sentire che chi si trova qui e' partecipe di una comunita'. Alcuni sanno gia' questo prima di venire qui, sanno che daranno vita a questo sentimento; altri hanno dubbi, ma c'e' l'opportunita' di sentirsi sicuri quando si parla con qualcuno, quando si passa per i sentieri o per i corridoi. La comunita' vi da' questa sensazione. E io non penso che riusciremo mai a liberarci dalla paura in questa societa' finche' non ci renderemo conto che abbiamo una vastissima cerchia di amici, che se perdo il lavoro, se perdo la casa, se perdo i figli, ci sono delle persone che si occuperanno di me e non per dovere ma perche' lo vogliono fare; e questo sentimento fa parte della mia vita quotidiana. Spesso non si dice la verita': si vive in una contraddizione estrema ed e' per questo che vi ho invitati a mettere alla prova questa idea di decidere di essere felici per tutto il resto della vostra vita. E' solo una scelta che ho fatto, probabilmente la scelta piu' importante che ho fatto nella vita, perche' ogni altra scelta l'ho fatta con molta piu' facilita' dopo aver deciso di amare la vita.
[Fonte: LibUniv Alcatraz]

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