10 giugno 2005

Meditazione buddista e rivalità percettiva
Lo stato mentale può influire sull'esperienza visiva cosciente

Con un'insolita ma fruttuosa collaborazione fra monaci tibetani buddisti e neuroscienziati, alcuni ricercatori hanno svelato indizi su come gli stati mentali - e i meccanismi neurali che vi stanno alla base - possono influire sull'esperienza visiva cosciente. Nello studio, pubblicato sul numero del 7 giugno della rivista "Current Biology", Olivia Carter e Jack Pettigrew dell'Università del Queensland hanno trovato le prove che le capacità sviluppate dai monaci buddisti nella loro pratica di un certo tipo di meditazione può influenzare fortemente la loro esperienza di un fenomeno, chiamato "rivalità percettiva", che ha a che fare con l'attenzione e la consapevolezza. La rivalità percettiva ha origine normalmente quando a ciascun occhio vengono presentate due differenti immagini, e si manifesta come una fluttuazione - di solito nell'arco di pochi secondi - nell'immagine "dominante" che viene percepita coscientemente. Gli eventi neurali alla base della rivalità percettiva non sono ancora del tutto compresi, ma si ritiene che siano coinvolti i meccanismi cerebrali che regolano l'attenzione e la consapevolezza. Alcuni studi precedenti avevano suggerito che la meditazione potesse alterare determinati aspetti dell'attività neurale dl cervello. Ora, con il beneplacito del Dalai Lama, 76 monaci tibetani hanno partecipato a uno studio condotto presso i loro ritiri montuosi nell'Himalaya e in India. L'addestramento meditativo dei monaci variava da 5 a 54 anni, e fra di essi ce n'erano tre con almeno 20 anni di esperienza di totale isolamento. Misurando la rivalità percettiva dei monaci durante la pratica di due tipi di meditazione, gli scienziati hanno scoperto che alcuni di essi presentavano una completa stabilità visiva superiore ai soggetti di controllo. I risultati suggeriscono che i processi particolarmente associati con il tipo di meditazione nel quale si mantiene l'attenzione su un singolo oggetto o pensiero contribuiscono alla prolungata stabilità percettiva sperimentata dai monaci. Gli individui addestrati alla meditazione possono alterare considerevolmente le normali fluttuazioni nello stato conscio che vengono indotte dalla rivalità percettiva. Lo studio, dunque, confermerebbe che la rivalità percettiva possa essere modulata da influenze neurali top-down di alto livello.

O. L. Carter, D. E. Presti, A. Callistemon, Y. Ungerer, G. B. Liu, J. D. Pettigrew, "Meditation alters perceptual rivalry in Tibetan Buddhist monks". Current Biology, Vol. 15, pp. R412-R413

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