2 luglio 2005

adolescenti & depressione

COMUNICATO STAMPA DEL 29/06/2005
Pubblicate nuove ricerche scientifiche sul British Medical Journal: gli psicofarmaci antidepressivi non sono necessariamente il metodo più efficace per curare la depressione, specie negli adolescenti. Dichiarazione della Prof. Emilia COSTA, Titolare della 1° cattedra di Psichiatria dell’Università di Roma La Sapienza: “l’efficacia delle psicoterapie non farmacologiche era un fatto già noto, ma troppo spesso ignorato”. Un pool di ricercatori - medici e psichiatri - dell’’Università della Pennsylvania (USA) ha terminato uno studio su pazienti con diagnosi di depressione da moderata a grave: il risultato è che la terapia comportamentale ha garantito nell’arco di 16 settimane un miglioramento pari a quello ottenuto con la somministrazione di paroxetina, uno dei più utilizzati psicofarmaci antidepressivi di “nuova generazione”, in realtà molto contestato per i preoccupanti effetti collaterali. In contemporanea, il British Medical Journal pubblica i risultati di un secondo studio, compiuto in 21 centri psichiatrici tedeschi su pazienti con diagnosi di depressione acuta, dal quale è emerso che l’estratto di Iperico (di tipo WS 5570, un prodotto di sintesi completamente naturale) ottiene vantaggi sensibilmente migliori rispetto a terapia a base di paroxetina. In entrambi i casi, le due terapie non farmacologiche hanno dimostrato di garantire benefici di più lungo periodo rispetto a quelle a base di psicofarmaci. I benefici si sono infatti estesi ben oltre la fine della terapia, e senza il rischio dei gravi effetti collaterali registrati per questa classe di antidepressivi. Gli abstract sono disponibili – tradotti in Italiano – su www.giulemanidaibambini.org, Press Room, area News. “Fermo restando che non esiste un unico tipo di depressione, ogni storia è a se e non possiamo generalizzare” - afferma la prof. Emilia COSTA - “il successo delle psicoterapie non farmacologiche – comportamentali, ma anche psicodinamiche e relazionali - è noto in letteratura, ma troppo spesso ignorato in terapia. Spesso sono utilizzati con una certa leggerezza psicofarmaci e si crede che le terapie non farmacologiche non funzionino: il problema invece è che sono state “snobbate” per lungo tempo a favore di soluzioni dagli effetti più immediati. E’ ora che i terapeuti professionisti ammettano ciò che in letteratura è già dato per certo: con tutto che il farmaco ha una sua dignità d’utilizzo, nei casi limite in cui è appropriato, la psicoterapia modifica realmente la struttura cerebrale ed influisce concretamente sul comportamento, e tali miglioramenti sono tangibili e misurabili. Non comprendo quindi come si possa continuare ad ignorare questi fatti, prediligendo sempre l’approccio biologico, organicista e farmacologico e declassando superficialmente la psicoterapia a “quattro chiacchere” tra terapeuta e paziente”. “E’ alquanto triste” - conclude Luca Poma, portavoce di “GiuleManidaiBambini”, la più visibile campagna italiana di farmacovigilanza in età pediatrica - “che risultati come quelli delle due ricerche citate vengano quasi ignorati in Italia, soprattutto se consideriamo che la paroxetina è stata commercializzata come “l’antidepressivo d’eccellenza” per i minori, quasi privo di effetti collaterali: ora scopriamo invece che stimola pensieri suicidi nei bambini, al punto che l’agenzia europea del farmaco ne inibisce la somministrazione in età pediatrica, e che per giunta gli stessi identici risultati terapeutici possono essere agevolmente raggiunti con soluzioni prive di gravi effetti collaterali e con un profilo di rischio molto più basso. Il marketing continua a primeggiare sulla scienza e sulla corretta informazione, ed i cittadini ne fanno le spese”.
Per info media portavoce@giulemanidaibambini.org, 337/415305