L'associazione 'Mangiatori
compulsivi anonimi' di Palermo festeggia diciotto anni di attività. Il
17 febbraio del 1995 nasceva, infatti, la prima sede siciliana di
Overeaters Anonymous, associazione internazionale costituita da persone
che, sostenendosi reciprocamente, cercano di superare il disturbo
alimentare. Oggi le sedi sono due: la prima si trova in alcuni locali
della parrocchia di Santa Lucia in via E. Albanese e l'altra in alcuni
spazi offerti dagli Avventisti in via G. Di Marzo, 27. ''O.a.'' offre un
programma di recupero ispirato ai principi dei ''Dodici passi degli
Alcolisti Anonimi'', grazie al quale migliaia di persone nel mondo hanno
risolto le proprie dipendenze. Oggi ''O.a.'' conta centinaia di gruppi
in tutta Italia: non vi sono quote da pagare perché ogni gruppo si
autogestisce attraverso libere donazioni.
"Mi definisco mangiatrice compulsiva da sempre perché i miei
disturbi alimentari risalgono alla mia adolescenza, dominata da un senso
di inadeguatezza- racconta Ornella-, alla ricerca di perfezionismo,
soprattutto quello fisico. Ho alternato digiuni e diete ferree a periodi
incontrollati quando da sola, di nascosto, mi ingozzavo fino a sentire
il mio cuore scoppiare, con la voglia di infilarmi un dito in gola per
liberarmene. Con l'aumento di peso è arrivata la vergogna, l'isolamento
e soprattutto il rendermi perfettamente conto che non avrei risolto i
miei problemi soltanto perdendo peso. Stavo male dentro e fuori e avevo
bisogno d'aiuto". Un pomeriggio "seguendo una trasmissione televisiva,
sentii parlare per la prima volta dell'associazione 'Overeaters
Anonymous'- continua Ornella- Ruppi il mio lungo isolamento e cominciai a
frequentare questi gruppi di auto aiuto. Scoprii di essere malata: la
mia malattia è la dipendenza da cibo, così come altri individui sono
dipendenti dal fumo, dall'alcol o dalla droga. E' stato davvero
liberatorio per me, nelle riunioni di gruppo, riuscire a parlare del mio
problema senza più provare vergogna e scoprire che c'erano tante e
tante persone con la mia stessa sofferenza". "Ci confrontiamo e aiutiamo
in assoluto anonimato- dice Maria Antonia- consapevoli che dalla
dipendenza compulsiva di cibo si può uscire se lo si desidera
veramente. Nei casi gravi è importante anche che, oltre a frequentare i
nostri incontri, la persona venga seguita anche da alcuni specialisti.
La nostra attività di recupero avviene a tre livelli: fisico, emotivo e
spirituale. Una volta che la persona riesce a trovare un suo rapporto
equilibrato con il cibo poi si potranno gradualmente raggiungere anche
gli altri livelli". La dipendenza patologica dal cibo "è oggi una
malattia sociale con la quale fare i conti- aggiunge Maria Antonia-.
Sicuramente il mercato alimentare che a livello industriale propina cibo spazzatura non aiuta di certo. Mangiare cibi sani fa bene alla salute ma deve diventare uno stile di vita complessivo della persona. L'educazione alimentare oggi deve passare anche dalla famiglia che, in alcuni casi, ha il dovere di attenzionare le cattive abitudini alimentari dei figli prima che la situazione degeneri in una patologia vera e propria".
Sicuramente il mercato alimentare che a livello industriale propina cibo spazzatura non aiuta di certo. Mangiare cibi sani fa bene alla salute ma deve diventare uno stile di vita complessivo della persona. L'educazione alimentare oggi deve passare anche dalla famiglia che, in alcuni casi, ha il dovere di attenzionare le cattive abitudini alimentari dei figli prima che la situazione degeneri in una patologia vera e propria".
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