Secondo il chirurgo, candidato del centrosinistra
alle prossime elezioni comunali di Roma, l'esempio da seguire è quello
britannico: "Come dimostrano i dati, permette di risparmiare sulla spesa
pubblica e migliorare la qualità di vita dei cittadini. E' fondamentale
una maggiore attenzione ai corretti stili di vita"di Paola Porciello, IlFattoBlog
“L’Oms ha dichiarato che nel 2020 la depressione sarà la seconda
causa di disabilità al mondo dopo le cardiopatie. Come sindaco garante
della salute dei cittadini, penso a un assessorato alla qualità della vita. Gli
studi del medico di base devono diventare dei veri e propri centri di
salute territoriale con la presenza dello psicologo almeno una volta a
settimana”. Lo afferma Ignazio Marino, autorevole membro del Partito Democratico ma anche professore di chirurgia dei trapianti.
Lei è un medico con un’esperienza internazionale. Come pensa di affrontare la complessa questione della sanità a Roma?Parlando
di una città grande come Roma credo sia mutato il profilo delle
malattie e deve mutare di conseguenza anche il modo in cui noi
affrontiamo la questione della salute delle persone e della loro qualità
di vita. Ecco perché credo che debba esserci un’attenzione agli stili
di vita che possono danneggiare la nostra salute. Dobbiamo spostare
l’attenzione dalla malattia alla persona. L’amministrazione della sanità
deve essere sempre più considerata come un insieme di azioni diverse
che non possono più essere limitate alla sola organizzazione del lavoro
negli ospedali. Quel modello poteva andare bene nel secolo scorso.
In concreto cosa ha in mente?Da
sindaco istituirò un Assessorato alla qualità della vita, ma voglio
anche suggerire alle autorità competenti l’introduzione di nuovi
strumenti come lo psicologo di base. Tanti pazienti si rivolgono al
medico di famiglia per disturbi legati alla salute mentale (24% circa,
tra depressione e disturbi d’ansia). L’Oms dice che la depressione nel
2020 rappresenterà la seconda causa di disabilità nel mondo dopo le
cardiopatie; dal 2002 al 2010, è raddoppiata la prescrizione di
antidepressivi. Per questo ritengo importante un’integrazione tra medici
e psicologi.
Come se la immagina?In Italia
sono già state avviate ricerche in questo senso, come lo studio pilota
del gruppo del Prof. Luigi Solano dell’Università La Sapienza che va
avanti da 13 anni. La sperimentazione ha dimostrato come questa
integrazione produca un risparmio fino al 17% della spesa farmaceutica,
che si traduce in cifre superiori ai 50mila euro l’anno per studio
medico. I medici di base non hanno una preparazione specialistica per
riconoscere e trattare adeguatamente un paziente colpito da depressione o
da altre forme di disagio psichico e sociale. Ecco perché diventa
importante la figura della presenza dello psicologo nello studio del
medico di base almeno una volta alla settimana.
Come la prenderanno i pazienti?Questa
ricerca ha dimostrato non solo l’efficacia ma anche il gradimento della
maggior parte dei pazienti. Un dato interessante è che da una parte si è
evitato un incremento di richieste ai servizi specialistici, poiché il
disagio viene intercettato e gestito per tempo dallo psicologo in
sinergia con il medico. Dall’altro canto, liddove è necessario, si
facilita invece l’accesso alla psicoterapia evitando che il disagio
venga trattato esclusivamente con farmaci che spesso possono non essere
la soluzione al problema e fanno aumentare il costo della spesa
sanitaria.
Parliamo quindi di migliorare i servizi senza aumentare i costi. E’ davvero possibile?In
Inghilterra tra il 2006 e il 2008 è stata avviata un’integrazione tra
servizi sanitari e di psicologia con un finanziamento iniziale di 173
milioni di sterline. La prima relazione, presentata nel 2012, ci
racconta che entro il 2016 si determinerà un risparmio di 272 milioni.
L’investimento ha fatto sì che si determinasse un miglior utilizzo dei
sistemi sanitari da parte dei pazienti grazie alla professionalità e
all’indirizzo che ottiene dalla presenza dello psicologo nello studio
del medico di base.
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