26 dicembre 2014

L'addio a Babbo Natale

di Gérald Bronner
(L'originale di questo articolo è stato pubblicato su "Mente&Cervello" n.84)

Che cosa prova un bambino quando smette di credere a Babbo Natale? Che ruolo hanno compagni e genitori nella scoperta della verità? Un'indagine rivela i retroscena di un passo cruciale verso il mondo dei grandi.

Ciascuno di noi, nel corso della propria vita, ha attraversato l'esperienza dolorosa della perdita delle illusioni, la più banale delle quali è quella di credere all'esistenza di un personaggio benevolo, vestito di rosso e bianco, che guida una slitta trainata da renne volanti e che distribuisce regali a tutti i bambini del mondo. Questa disillusione avviene in media attorno ai sette anni. Non tutti si ricordano della scomparsa di questo personaggio favoloso, ma tra coloro che ne hanno conservato qualche memoria, molti rammentano anche la delusione che hanno provato.
La fine della prima infanzia si accompagna a una mutazione dei sistemi di rappresentazione, all'abbandono di una certa visione del mondo. Bisogna lasciarsi dietro un universo terrificante e incantato, guadagnando e perdendo molto allo stesso tempo. Scompare il mostro nell'armadio, ma anche il folletto capace di realizzare tutti i nostri desideri.
Questi miti sono spesso percepiti come una bambinata senza importanza dai genitori, che tendono a considerare la scomparsa di Babbo Natale una tappa necessaria della crescita. In questo modo, però, sottostimano due aspetti: da un lato, il fatto che questa tappa possa essere delicata nella costruzione del sé, perché non si tratta solo della scomparsa di una credenza, ma coinvolge la natura dei legami che il bambino intrattiene con le persone che gli stanno intorno e che gli hanno mentito.

( CONTINUA )


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