19 giugno 2002

Depressione e Parkinson
La coorrelazione sarebbe dovuta all'abbassamento dei livelli serotonina nel cervello



Secondo uno studio pubblicato sulla rivista "Neurology", le persone depresse hanno una probabilità tre volte maggiore di sviluppare il morbo di Parkinson.
"Questo risultato – ha spiegato Agnes Schurman, dell'Università di Maastricht, nei Paesi Bassi. solleva il problema di stabilire se la depressione è il primo sintomo del morbo di Parkinson, che appare prima che i pazienti abbiano altri sintomi e una diagnosi".
La depressione spesso colpisce i parkinsoniani, ma questo è il primo studio che mostra come essa possa precedere i sintomi del morbo. I neurologi hanno seguito per un periodo di 25 anni 1358 persone a cui era stata diagnosticata la depressione, e altre 67570 che non avevano mai mostrato sintomi di questa patologia. I casi di Parkinson fra i pazienti depressi sono stati 19 (1,3 per cento) e 259 (0,4 per cento) nel secondo gruppo.
Una spiegazione di questa differenza può essere individuata nei bassi livelli di serotonina, un neurotrasmettitore, che è possibile riscontrare nei pazienti parkinsoniani: tale sostanza infatti ha un ruolo importante anche nella depressione, poiché modula il rilascio di dopammina, un altro neurotrasmettitore, nel cervello. Poiché l'attività della dopammina viene ridotta nel Parkinson, i ricercatori credono che anche l'attività della serotonina venga ridotta, e che questo aumenti il rischio di depressione.
"Poiché la ridotta attività della serotonina esiste già prima che compaiano i sintomi motori, il rischio di depressione aumenta molto prima che i sintomi del Parkinson siano evidenti," dice Schurman.


I geni difettosi del Parkinson
L'espressione di alcuni geni appare spostata in zone del cervello dove non dovrebbe essere presenti



Alcuni genetisti dell'Università della California a Los Angeles hanno messo a punto un metodo per analizzare rapidamente come migliaia di geni producono proteine "sbagliate" in un modello animale del morbo di Parkinson. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista "Genome Research".
L'anno scorso, il farmacologo Desmond Smith sviluppò un nuovo metodo per verificare quali geni esprimono proteine nel cervello umano. Chiamato voxelazione, il metodo richiede che il cervello venga tagliato in cubi, a cui viene poi applicata la tecnologia dei chip di DNA, per ricostruire l'espressione dei geni in immagini tridimensionali. Questa volta, Smith ha usato la voxelazione per confrontare l'espressione dei geni nei cervelli dei topi. A metà degli animali è stata però somministrata una sostanza che induce il morbo di Parkinson. I ricercatori hanno poi analizzato i cervelli dei topi studiando l'espressione di 9000 geni diversi. Con questi dati sono state costruite delle immagini tridimensionali, che hanno permesso di scoprire, nei cervelli degli animali malati, un'anomalia nell'attività dei geni. In particolare, l'espressione di alcuni geni appare spostata in zone del cervello dove non dovrebbe essere presenti.
"Questo approccio identifica quali geni svolgono un ruolo nelle funzioni cerebrali anormali e dove sono localizzati," dice Smith. "Possiamo usare questa informazione per identificare le regioni del cervello legate a disordini genetici e individuare i geni responsabili."

[CognitiList - LeScienze]

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