22 giugno 2002

Quando il cervello si accorge di sbagliare
I movimenti oculari di un macaco l’oggetto dello studio

Jeffrey Schall e i suoi colleghi della Vanderbilt University hanno individuato un insieme di neuroni in una specifica regione del cervello che reagiscono quando l’individuo si accorge di aver commesso un errore. Il risultato della ricerca – pubblicato su «Nature» – è tutt’altro che banale: l’ipotesi è che in tale regione sia localizzato un «sistema esecutivo di controllo» che, grazie all’evoluzione, si è formato nel cervello per controllarne l’attività quando vengono prese decisioni e per correggere le risposte errate dettate dall’abitudine.
La psicologia cognitiva generalmente accetta l’idea dell’esistenza di un simile «sistema di supervisione» ma quello della Vanderbilt è uno dei primi studi che rivelano alcuni suoi meccanismi fondamentali. Schall e colleghi sono specializzati nello studio del controllo dei movimenti oculari e in tale ambito si è svolta la ricerca: tracciando le variazioni di direzione dello sguardo di un macaco che segue i movimenti di un punto luminoso sullo schermo di un computer.
Quando lo sguardo arriva a fissarsi su un punto al centro dello schermo, il punto scompare, per riapparire in un punto periferico del campo visivo. Se il macaco fissa lo sguardo sul nuovo punto viene ricompensato con del succo di frutta. Dopo un po’, con l’abitudine, la scimmia anticipa lo spostamento dello sguardo, ma i ricercatori fanno riapparire il punto nella zona centrale dello schermo. In tal caso il macaco si accorge del proprio errore torna a fissare il centro. Durante il processo è possibile rilevare l’attività neuronale della parte del cervello interessata, situata nel lobo frontale e chiamata campo visivo supplementare.
«Il lavoro – ha spiegato Sohee Park, docente di psicologia alla Vanderbilt – è molto importante poiché mostra la base cellulare dell’autocontrollo e getta un ponte ideale tra questioni psicologiche e filosofiche, quali l’origine del pensiero e del libero arbitrio. Inoltre ha importanti implicazioni per la comprensione della schizofrenia, dei disordini ossessivo-compulsivi e del comportamento psicotico.»

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