6 luglio 2002

Il 6% della popolazione in età scolare soffre di ADHD (attention deficit hyperactivity disorder), patologia che si manifesta con mancanza di attenzione, difficoltà a controllare l’impulsività e presenza di iperattività. Nei bambini colpiti da “distrazione patologica” è stata riscontrata l’assenza o scarsa presenza di due neuro-trasmettitori (ossia, di quelle sostanze che permettono il collegamento tra le cellule nervose): la norepinefrina e la dopamina. In Italia, particolarmente delicato si sta dimostrando il tema dibattuto sulla corretta o meno eventualità di introdurre a settembre un medicinale, il Ritalin, adottato già da tempo negli USA per curare le disfunzioni associate all’ADHD, in quanto sarebbe in grado di stimolare la produzione dei due neuro-trasmettitori assenti. Alcuni scienziati lo considerano un vero e proprio psico-farmaco e dunque una soluzione che potrebbe essere peggiore del male che vorrebbe curare. Per questo va somministrato con estrema prudenza, soprattutto sui bambini. Nell’ottica della prevenzione di abusi di farmaci nei ragazzi e nei bambini, una richiesta di maggiore attenzione viene inoltrata da Gianluigi Gessa, ordinario di neuro-psicofarmacologia, attraverso l’intervista pubblicata nelle pagine del supplemento “Il Venerdì” di Repubblica. “Bisogna diffidare dei medicinali pubblicizzati che promettono di aumentare il livello di attenzione e concentrazione, soprattutto in primavera, quando, cioè, gli studenti si avvicinano agli esami, perché in realtà non hanno più incidenza sul nostro organismo di quella che potrebbe fornire un bicchiere di acqua.”
Questi sono i medicinali definiti "smart drugs", farmaci intelligenti, a cui si sta cercando un'alternativa che potrebbe presto essere immessa sul mercato della lotta alla distrazione. "E' allo studio un medicinale a base di sostanze antagoniste della marijuana; che tendono, cioè, ad annullare i suoi effetti" dice Gianluigi Gessa. "Il criterio è semplice: visto che la marijuana provoca un calo di attenzione è del tutto plausibile che i suoi antagonisti abbiano un effetto opposto sul nostro sistema nervoso." C’è anche però chi ritiene che la distrazione non sia tanto un campo di cui dovrebbe occuparsi la biochimica quanto la psicologia. Gabriele Alfano, psicologo dell’età evolutiva, sostiene che la disattenzione ed il calo delle proprie capacità di apprendimento siano causate da livelli sfalsati degli stati di ansia. Quando l’ansia è eccessiva, si finisce per preoccuparsi troppo dell’evento che si deve affrontare. Quando invece è troppo bassa, si rischia di sottovalutarlo. In entrambi i casi la distrazione potrebbe avere la meglio – da una parte, come tentativo di allentare la tensione; dall’altra, come superficiale approccio - e la soluzione, evidentemente, non sta nella scelta di ricorrere ai farmaci.

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