20 settembre 2012

21/09: giornata mondiale sull'Alzheimer



Quando si parla di Alzheimer, la più nota delle molte forme di demenza, pensiamo alla memoria, uomini e soprattutto donne che ad un certo punto dimenticano come si compiono azioni elementari come allacciarsi le scarpe, chiudere una lampo, prendere una forchetta, anzi, cosa è una forchetta. Ma gli effetti sul comportamento e sul fisico di questa malattia sono anche altri, devastanti: dall’apatia agli scatti d’ira, dalla depressione alle allucinazioni e al delirio, e poi stipsi, problemi dentali, alla vista, all’udito, incontinenza, perdita di coordinazione nel movimento. Sono mezzo milione i malati certificati, in Italia: ma secondo una stima dell’OMS, tre quarti di chi soffre di Alzheimer non è in cura, perchè la sua malattia viene confusa con qualcos’altro o con gli inevitabili mali della vecchiaia. La ricerca va avanti, anche se una medicina capace di bloccare questa malattia neurodegenerativa ancora non c’è: si può rallentarne il decorso, ma occorre individuarla molto precocemente. Sono italiani gli ultimi passi avanti, dal ruolo degli estrogeni a quello del sistema immunitario, ma la doccia gelata è arrivata dalle grandi multinazionali farmaceutiche, che hanno abbandonato gli studi su nuovi farmaci, che non davano risultati: 750 milioni di dollari e molte speranze buttati via. Nell’immediato, resta il problema dell’assistenza, tutta a carico delle famiglie: 30 miliardi l’anno non bastano, soprattutto perchè se ne vanno in pensioni di invalidità ed indennità d’accompagnamento, invece di essere investiti in centri e figure professionali accertati.
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