La profezia che si autoavvera, quella che in inglese si chiama self fulfilling prophecy, è una stregoneria che chiunque può fare. E che funziona.
Istruzioni per produrre un’efficace profezia che si autoavvera:
cominciate a credere o a diffondere la credenza che un’eventualità
improbabile sia certa. Più l’eventualità è remota, meglio è. Se è anche
negativa, è il massimo dello spettacolo.
A questo punto, se il fatto negativo vi colpisce direttamente,
abbandonatevi alla disperazione e/o datevi da fare per mettervi al
riparo dalle conseguenze nefaste. Se colpisce qualcun altro, evocatela
in un crescendo minaccioso, fino a quando il qualcun altro non si
abbandonerà alla disperazione e/o non si darà da fare per mettersi al
riparo. In entrambi i casi, si tratta di attivare proprio quel
comportamento (insensato) che finalmente fa succedere la (improbabile)
profezia.
Fallimenti annunciati. Robert Merton, l’inventore della definizione self fulfilling profecy,
fa questo esempio: Rosanna si convince ingiustamente che il suo
matrimonio fallirà. Quindi si comporta come se fosse già fallito, e lo
fa effettivamente fallire. Oppure: Filippo si convince ingiustamente di
non avere nessuna possibilità di passare un esame. Studia, ma al momento
dell’esame è così agitato da non rispondere neanche alle domande più
facili, e non passa.
Ma lo stesso meccanismo funziona anche con i gruppi. Può portare al
fallimento di una banca (se troppi correntisti, timorosi di un crac,
ritirano nello stesso momento i propri depositi, il crac succede) o di
una trattativa (se tutti sono convinti che la trattativa non si
chiuderà, nessuno si dà da fare per negoziare sul serio e la trattativa
va in fumo) o di un’impresa (se molti clienti pensano che l’azienda stia
per chiudere, smettono di fare ordini e l’azienda chiude davvero).
Visto che le cattive notizie e i pronostici allarmanti sollevano più
interesse di quelli buoni, spesso anche i mezzi d’informazione fanno la
loro parte nell’evocare spettri che, dai e dai, acquistano consistenza.
Paul Watzlawick fa questo esempio:
nel 1979, in California, i quotidiani pubblicano dichiarazioni
sensazionali riguardanti un’incombente scarsità di carburante. Tutti si
affrettano a far benzina e nel giro di poche ore le scorte,
effettivamente, finiscono.
Da Edipo a Beppe Grillo. La
profezia che si autoavvera funziona anche in positivo. Per esempio, con i
sondaggi preelettorali: si dà per vincente o in crescita un partito,
questo fatto incoraggia gli indecisi a preferirlo, il partito cresce e,
magari, finisce per vincere.
Funziona nella scuola,
ed è stato provato: ai professori viene detto che alcuni studenti (in
realtà scelti a caso) “hanno grandi potenzialità”. Quindi cominciano a
seguire quegli studenti con un’attenzione speciale. E, a fine anno, la
performance di quegli studenti è migliorata.
La profezia che si autoavvera ritorna nel nostro immaginario: dalla leggenda di Edipo al Macbeth di Shakespeare, al film Matrix. Ma ricorre anche nel passato storico e nel nostro presente quotidiano, dalla bolla dei tulipani in Olanda
alle recenti posizioni grilline sull’inciucio Bersani-Berlusconi: si
rifiuta qualsiasi dialogo nella certezza che si verificherà un
“inciucio” e prevarrà la cattiva politica. E di fatto si propizia il
verificarsi dell’inciucio e il prevalere della cattiva politica, proprio
rifiutando qualsiasi dialogo.
Le definizioni di una situazione e i
comportamenti che si attivano fanno sempre parte della stessa
situazione, e ne possono determinare lo sviluppo: quelli che sembrano
solo “effetti” sono, in realtà, “cause”, di cui nel bene o nel male è
responsabile proprio chi li ha evocati. Converrebbe prenderne nota,
magari.
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