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27 novembre 2012

Mi fumano le meningi...

Le sigarette mandano in fumo il cervello danneggiando memoria e capacità di apprendimento: fumare è, infatti, risultato collegato a declino cognitivo precoce, quindi potrebbe anche aumentare il rischio di Alzheimer.

E' emerso da uno studio condotto da Alex Dregan del King's College di Londra e pubblicato sulla rivista Age and Ageing. Gli esperti hanno studiato gli effetti dei fattori di rischio cardiovascolare (pressione alta, obesita', fumo, etc) sul cervello, e così facendo hanno trovato un consistente legame tra fumo e declino cognitivo.
Già di recente un altro studio inglese aveva legato la sigaretta al declino cognitivo, ma solo per soggetti di sesso maschile: la ricerca, di Severine Sabia della University College di Londra pubblicata sulla rivista Archives of General Psychiatry, mostrava che il cervello dei maschi fumatori invecchia molto piu' rapidamente di quello dei coetanei che non fumano: in media e' 10 anni piu' vecchio a parita' di eta' anagrafica.
Il nuovo studio conferma il legame tra fumo e declino cognitivo. Gli esperti hanno coinvolto 8.800 50enni le cui funzioni cognitive sono state a più riprese (nell'arco di otto anni) 'misurate' con una serie di test e i dati risultanti sono stati incrociati con informazioni sullo stile di vita dei soggetti e sul loro rischio cardiovascolare.
E' emerso che coloro che fumavano e avevano la pressione alta avevano una performance ridotta ai test delle funzioni cognitive (memoria, capacita' di apprendimento, concentrazione, fluidita' del linguaggio etc). I risultati, concludono gli esperti, mostrano che il fumo ancora di piu' che l'ipertensione accelera il declino cognitivo.

Dal sito CadoInPiedi.it: Cosa succede quando fumiamo una sigaretta

23 gennaio 2012

Adolesco (verbo latino = crescere, fumare)

GLI ADOLESCENTI DEPRESSI SONO ANCHE DEI FUMATORI
STUDIO USA SU 1.400 STUDENTI
Gli adolescenti che soffrono di depressione spesso sono anche dei fumatori, e gli studi in letteratura suggeriscono di considerare il ruolo chiave svolto dai meccanismi della ricompensa. Uno studio americano ha cercato di spiegare tale relazione, verificando se i giovani depressi riversino particolari aspettative nei confronti delle sigarette, aumentando quindi le probabilità di iniziare a fumare. I ricercatori, inoltre, hanno cercato di chiarire se la depressione provoca una vulnerabilità al fumo, ma anche se fumare contribuisce alla depressione. L'indagine ha coinvolto circa 1.400 studenti (14-17 anni) di una scuola pubblica superiore di Philadelphia, che sono stati monitorati ogni sei mesi per tre anni consecutivi attraverso un questionario auto-somministrato sull'attività sportiva e sull'uso di tabacco.
All'inizio dell'indagine soffriva di depressione il 26% degli intervistati, riducendosi al 21% alla fine della stessa. La percentuale dei non fumatori nel corso dell'indagine si è assottigliata passando dal 71% al 67%, mentre si è riscontrato una andamento opposto per i fumatori settimanali, cresciuti dal 7% al 9%. I sintomi di depressione maggiore nella tarda adolescenza risultano correlati ad un aumento del 17% delle aspettative di ricompensa nei confronti delle sigarette e ad un aumento del 23% di probabilità di continuare a fumare. In conclusione, le aspettative di ricompensa indurrebbero i giovani depressi a fumare. Pertanto, gli interventi per smettere di fumare e quelli di prevenzione del tabagismo rivolti agli adolescenti che soffrono di depressione dovrebbero prevedere strategie alternative al fumo, comunque in grado di soddisfare le aspettative di ricompensa.

29 giugno 2011

STUDIO DELLA UNIVERSITY OF CHICAGO

LA PRIMA SIGARETTA? ECCITA IL CERVELLO COME LA COCA

Quando si aspira per la prima volta il fumo della sigaretta, la nicotina sveglia all'interno del cervello gli stessi recettori che vengono interessati da una droga pesante come la cocaina. E' quanto emerge da uno studio condotto dalla University of Chicago sul cervello di roditori e pubblicato sul Journal of Neuroscience. Si tratta delle aree neurali della gratificazione e del piacere, le stesse cioè influenzate dal consumo di droga, ragion per cui già dalla prima sigaretta si aziona un meccanismo afferente alla memoria che rende dipendenti e spinge a continuare a fumare. La regione del cervello che viene coinvolta è l'area tegmentale ventrale (Atv), coinvolta nella dipendenza, e nell'esperimento gli scienziati hanno monitorato l'attività elettrica dei neuroni dopaminergici dell'Atv in pezzetti del cervello sezionati da topolini adulti, per 15 minuti a una concentrazione di nicotina analoga a quella che avrebbe raggiunto il cervello dopo aver fumato una sola sigaretta.
Successivamente, mediante esami di elettrofisiologia gli scienziati hanno scoperto che la plasticità sinaptica indotta dalla nicotina nell'Atv dipende da uno dei target comuni della droga, un recettore per il neurotrasmettitore acetilcolina che si trova nei neuroni dopaminergici. Gli studiosi hanno inoltre riscontrato un altro elemento coinvolto negli effetti sinaptici della nicotina. Si tratta del recettore dopaminergico D5, un componente noto per essere implicato nell'azione della cocaina.
"Sappiamo senza dubbio che vi sono grandi differenze nel modo in cui queste droghe, nicotina e cocaina, agiscono sulle persone", ha detto McGehee, coordinatore della ricerca. "Ma l'idea che la nicotina lavori sugli stessi circuiti della cocaina ci spiega perché così tante persone hanno difficoltà a smette di fumare il tabacco".